18 Gennaio 2023

Angelo Furlan: Gravel ante litteram

“Il gravel? Direi che ho avuto la fortuna di praticarlo quando ancora non esisteva, o almeno quando ancora non era conosciuto con questo nome. Va detto che, se ci pensiamo bene, i primi a fare gravel furono gli eroi degli albori del ciclismo, come Girardengo, Binda, Coppi e Bartali.”.  

“Gravel? Direi che ho avuto la fortuna di praticarlo quando ancora non esisteva, o almeno quando ancora non era conosciuto con questo nome. Va detto che, se ci pensiamo bene, i primi a fare gravel furono gli eroi degli albori del ciclismo, come Girardengo, Binda, Coppi e Bartali.”.

Erano i primi anni duemila e Angelo Furlan era appena passato professionista. Specialità ciclismo su strada, vocazione velocista. Un atleta, però, che a quel tempo aveva già affrontato tutte le discipline su due ruote, a partire dalla bmx. E fu l’anima da fuoristradista che, all’alba appunto del nuovo millennio, lo spinse ad alternare allenamenti sull’asfalto ad altri sullo sterrato, ma… in bici da corsa.

“È stato qualcosa di naturale, nato dal desiderio di scoprire nuovi percorsi – spiega l’ex campione, vincitore di 24 corse tra i pro, tra cui due tappe alla Vuelta di Spagna –. Ho iniziato ad affrontare gli sterrati in salita vicino a casa mia, nel Vicentino, come il Santa Tecla o il Salve Regina, ma anche gli argini. Insomma, facevo gravel senza sapere che circa vent’anni dopo si sarebbe chiamato così e che il fenomeno sarebbe esploso”.

Lo spirito gravel

“La differenza rispetto alla mtb? Il sollievo dato da un telaio più rigido e ruote meno larghe – sottolinea Furlan, che oggi, partendo dalla sua Lounge AF360 a Creazzo, fornisce consulenze personalizzate e corsi di tecnica per ciclisti di qualsiasi livello –. La spinta e la posizione consentono di essere più performanti, con un senso di libertà e di scoperta impareggiabili. Scappi dal traffico, ti fai una buona dose di chilometri, con la piacevole sensazione del vento in faccia perché, se la mtb è adatta a rock garden e sentieri molto tecnici, la gravel ha un incedere che ti invoglia a spingere e a fare velocità. Una duttilità di impiego che non ha pari”.

Il futuro della disciplina

Furlan, che ha tracciato il percorso del primo mondiale di specialità disputato nel 2022 tra Vicenza e Cittadella, non ha dubbi sul futuro di questa disciplina: “Nei prossimi anni può avere uno sviluppo enorme di praticanti e saprà ricavarsi uno spazio sempre più netto tra ciò che è ciclismo racing e ciclismo wild. Assumerà un’importanza sempre maggiore, come dimostra l’interesse da parte di professionisti su strada del calibro di Sagan, Oss o Van der Poel. Lo stesso Sagan, al termine del mondiale, quando ci siamo confrontati personalmente per dei feedback in ottica futura, ha detto che è stata forse la corsa più dura mai affrontata perché, se non vuoi perdere il treno di chi si giocherà la vittoria, devi restare nelle prime posizioni per 180 km”.

Le risposte alle perplessità di alcuni

“Molte persone che praticano gravel da anni – afferma Furlan – sono rimaste un po’ spiazzate dopo il mondiale, sollevando alcune perplessità in merito al fatto di rendere il gravel una disciplina agonistica, snaturandone in qualche modo le origini. Dal mio punto di vista, come facciamo a snaturare ciò che, a livello di competizioni, deve in realtà ancora essere creato e codificato? Un mondiale di gravel non sottrarrà mai nulla all’ampio ventaglio di modi in cui si può vivere questa disciplina, così come d’altronde avviene nelle altre specialità del ciclismo. Se si parla di competizioni, dovranno essere sicuramente più regolamentate, partendo ad esempio dalla misura minima dei copertoncini. Ma ciò non deve spaventare i puristi, che potranno continuare a vivere il gravel così come l’hanno fatto finora”.

L’asso, turistico, nella manica

E poi c’è l’aspetto della scoperta del territorio. “In ambito di promozione territoriale la bici da gravel è una bomba. Lo dimostra il mondiale, che ha attraversato zone tra Vicenza e Cittadella che non erano mai finite sugli schermi televisivi, almeno non così a lungo. Su una bici da gravel si possono scoprire luoghi eccezionali. Puoi dire: oggi mi prendo tre ore per star bene, lontano dal trambusto e dalle auto, con in più la bellezza dell’aria in faccia. Per un appassionato di ciclismo, penso sia qualcosa di eccezionale”.

Guido Gasparin

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