Progetto finanziato dall'Unione Europea
22 Luglio 2024

Giulia Baroncini e il “viaggissimo”

La Polesana che ha pedalato sulle tracce di Luigi Masetti.
Avete mai pensato di leggere un libro che parla di viaggi e provare a ripercorrerne l’itinerario? Oggi vogliamo portare alla luce il coraggio e l’intraprendenza di una giovane donna di origini polesane che ha pedalato seguendo l’itinerario di Luigi Masetti. Facciamo quindi un passo indietro: dovete sapere che Masetti, vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900, fu il pioniere del cicloturismo, il primo che, pedalando, compì numerosi viaggi e li documentò. Eugenio Torelli Viollier, direttore e fondatore del Corriere della Sera, lo definì “l’anarchico delle due ruote” a causa delle sue ideologie politiche, ma credette subito nel progetto di Masetti e lo finanziò. Masetti, originario di Trecenta, un comune della provincia di Rovigo, era un Polesano come Giulia Baroncini, che vi presenteremo tra poco. Luigi, dopo aver scoperto la bellezza della bici mentre si trovava in Svizzera, decise di compiere un viaggio su due ruote di circa 7000 chilometri, da Milano (nel quale si era trasferito) fino alla World Columbian Exposition, la grande esposizione universale che si teneva a Chicago. Il Corriere definì questa impresa il “viaggissimo”, durante il quale il nostro protagonista attraversò Svizzera, Germania, Francia e Inghilterra e arrivò poi negli Stati Uniti inviando costantemente lettere per raccontare le sue avventure e ciò che aveva visto.

Stesso Paese, stesso spirito?

Non è un caso se proprio dal medesimo territorio, quello del Polesine, una giovane donna ha riscoperto questo autore e ne ha seguito le tracce. Giulia, originaria di Lusia (Ro), ha rivissuto e sentito le pressioni di un territorio che Masetti descrive molto bene. Quella del Polesine, sebbene sia un’area molto affascinante per la presenza del parco naturale del Delta del Po, il fenomeno della nebbia, le distese di campi che sembrano infiniti e una flora e fauna molto varie e uniche nel loro genere, racchiude al contempo una mentalità molto “soffocante”, poco predisposta a qualcosa di non ordinario. È così che Giulia, da sempre uno spirito amante della scoperta, per tanti anni ha cercato di rientrare all’interno del classico modello “studio – lavoro a tempo indeterminato”, senza mai sentirsi davvero appagata. «Dare retta alla società non mi ha portata a stare bene – ci confida – perché quando ho deciso di fare quello che desideravo sono stata vista come una ragazza che non aveva davvero voglia di lavorare e che, anzi, amasse perdere tempo». Aggiunge: «È come se sentissi da parte delle persone un certo fastidio, perché non sono abituate a concedersi del tempo per loro stesse e questo secondo me è sbagliatissimo». Giulia ci ha rivelato che, da un certo momento in poi, tutto il suo progetto è stato sottaciuto, per evitare che un’idea che la entusiasmava così tanto venisse, in un certo qual modo, “inquinata”.

Il “viaggissimo” di Giulia

È così che, dopo una accurata pianificazione, Giulia Baroncini partì per il suo viaggio. Era giugno 2023 e la giovane non stava più nella pelle. Per tanto tempo aveva immaginato di realizzare questa impresa, di sfidare se stessa, e ormai nemmeno la distanza poteva dissuaderla. «L’ho sempre vista come un’avventura “dietro l’angolo”, la volevo fare talmente tanto che poteva cascare il mondo, io la avrei fatta comunque». Quando le abbiamo chiesto se avesse mai avuto paura ci ha risposto che quando lavorava a Venezia e partiva da Mestre (dove si era trasferita) la situazione era molto più pericolosa di tutto ciò che ha vissuto nella sua avventura in solitaria. Viaggiare le ha fatto capire che poteva abbassare quella barriera di sfiducia verso l’umanità tipica del DNA di tutti i nativi polesani, dovuta alla sofferenza, alle tragedie che la loro terra ha visto dal dopoguerra in poi. Inoltre, pedalare le ha insegnato che per stare bene abbiamo bisogno di poche cose, bastano quelle che possiamo mettere nelle borse della bici. Giulia ci ha lasciato un bellissimo messaggio, puro come il suo spirito, che merita di essere scritto: «Io ho capito che fino a che non avessi dato ascolto ai miei talenti avrei vissuto una vita infelice, vuota, grigia. Nel momento in cui, anche con tanti timori, ci ho provato, ho lasciato che la vera me potesse uscire fuori e ora mi sento appagata. Quindi che siano i viaggi, la bici, le avventure, qualsiasi cosa, non abbiate paura di provarci».

Le tappe del “viaggissimo”

Abbiamo chiesto a Giulia di ripercorrere con noi il suo viaggio (almeno con la mente) e ha iniziato il racconto spiegandoci che è partita da Trecenta, direzione Londra, fermandosi come prima tappa al BAM!, che le ha dato la carica giusta per prendere definitivamente coraggio e partire. Ha quindi attraversato la Svizzera, la Germania e il Belgio arrivando velocemente alla meta inglese. Successivamente, ha preso un aereo fino a New York, città in cui si è rimessa in sella per compiere un giro ad anello attraversando dieci stati americani: New York, Pennsylvania, Ohio, Indiana, Illinois, West Virginia, District of Columbia, Maryland, Delaware e New Jersey. È tornata poi a Londra, attraversando tutta la Francia e rientrando in Italia da Ventimiglia, Torino, Milano fino a casa, a Trecenta.

La mole di scenari, panorami, persone viste e conosciute è stata ovviamente vastissima e Giulia ci confida come la Provenza e città del Belgio tra cui Brugge e Gent le sono rimaste tatuate nel cuore; di come sia stata soddisfatta di aver percorso il famoso Passo del Gottardo portando un bel carico sulla bici nonostante la poca esperienza nell’affrontare un grande dislivello.
Aggiunge, inoltre, che la Svizzera le è sembrata perfetta per i cicloviaggiatori e che, passando per la Germania ha rivisto la famiglia che l’aveva ospitata nell’esperienza fatta nel 2013 come ragazza alla pari. «Arrivare in bici in città come Bruxelles, Parigi e Londra, che sono mete turistiche per eccellenza a cui si giunge solitamente con l’aereo, significa vederle da un’altra dimensione. Le città degli Stati Uniti – continua Baroncini – mi hanno lasciata senza fiato perché sono molto diverse da quelle europee, enormi e con lunghi rettilinei che sembrano non finire mai, dove regna una natura ancora incontaminata».

Anche a livello paesaggistico Giulia ha potuto ammirare un’immensa varietà di panorami: le cascate del Niagara, il fiume Hudson, boschi e foreste che un tempo appartenevano agli indiani d’America. Ci ha raccontato di aver visto gli orsi in Pennsylvania, i daini e gli scoiattoli correre liberi nei giardini. E ancora, ha potuto vedere e assaporare Chicago, la città del blues e dell’immenso lago Michigan, sulle sponde del quale ha trascorso dieci giorni a causa di una sorta di “crisi”. «Stavo ricevendo troppo: erano così tante le bellezze che mi circondavano, la bontà e solidarietà ricevute da parte delle persone, che ho dovuto fermarmi un attimo per fare ordine dentro di me». Questo a dimostrazione che il modo in cui guardiamo il mondo si riflette su di noi e se lo facciamo con occhi positivi, anche un intoppo nella tabella di marcia può trasformarsi in una meravigliosa occasione.

Se questo articolo vi ha incuriositi potete seguire Giulia nei suoi canali social (Profilo Instagram) e rimanere sempre aggiornati sui suoi prossimi viaggi.

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