Progetto finanziato dall'Unione Europea
12 Dicembre 2022

Radici in movimento e il Ciclo rifugio dell’Adige

Una delle cose più belle di girare con la Gravel, tra strade sterrate e ciclabili, sono le belle scoperte. Una di queste è un luogo che non mi sarei mai aspettato lungo la Pista ciclabile Valle dell’Adige, nel comune veronese di Roverchiara, seguendo il fiume una quarantina di chilometri a valle di Verona.

Qui un gruppo di persone ha fatto nascere l’associazione “Radici in movimento”, la quale ha comperato una vecchia casa e un appezzamento di terreno e ne hanno fatto un vero paradiso per i ciclisti. 

La Pista ciclabile Valle dell’Adige

Ma facciamo un passo indietro, alla Pista ciclabile Valle dell’Adige, una delle opere per le due ruote più interessanti a livello europeo. Si tratta di una ciclabile che segue tutto il corso dell’Adige, dalla fonte al Passo Resia, fino alla foce sull’Adriatico. Si tratta di una pedalata che scorre in Alto Adige, nel cuore del Trentino e della provincia di Verona, infine nel territorio di Rovigo. Circa 400 chilometri lungo la Valle dell’Adige, costeggiando il fiume e attraversando da Nord a Sud le Alpi, la Pianura Padana e il delta del Po. È una delle ciclovie più lunghe della rete ciclabile nazionale ed europea ed è ricca di passaggi che raccontano la storia antica di una terra di confine, per centinaia d’anni contesa da veneziani, francesi e austriaci. Pagine di una memoria che si sviluppa tra terre coltivate a vigneto e frutteto, inframezzati da paesi e cittadine spesso sospesi nel tempo. Si tratta di una struttura protetta dal traffico per la quasi totalità del percorso, che utilizza le vecchie strade arginali attraversando frutteti e vigneti. Il percorso è prevalentemente pianeggiante e il dislivello totale non arriva a duecento metri.

Il paradiso del cicloturista

Lungo la Pista ciclabile Valle dell’Adige, a Roverchiara, nel Basso veronese si trova il ciclorifugio di Radici in movimento. Si tratta di una struttura ecosostenibile che è stata realizzata a partire dal 2016 dove un tempo c’era un rudere del 1800, acquistato dall’associazione insieme ad un appezzamento di terreno di un ettaro. Il progetto è stato avviato con la piantumazione di oltre 600 alberi delle specie locali, questo per ricostruire un bosco di pianura, oggi sempre più raro. Successivamente è stata creata la struttura, in legno, canapa e calce, materiali che offrono grandi benefici per l’ambiente. Il ciclorifugio offre dei bagni liberi, docce e una piccola cucina a disposizione di tutti posizionata sotto ad un portico. Ciclisti e non si possono accampare con la propria tenda negli spazi intorno alla struttura o dormire in una yurta montata nel bosco. Il tutto assolutamente gratis. Il pagamento di ogni servizio è volontario, chi lo volesse può contribuire alle attività dell’associazione mettendo la propria offerta in un contenitore posto all’esterno del ciclorifugio.

Un’ospitalità che va oltre il semplice volontariato

Chi dovesse capitare in zona il sabato mattina può trovare vari soci al lavoro, per la manutenzione del caso, ma anche per sviluppare la struttura. Non vedono l’ora che dei ciclisti si fermino al ciclorifugio e per questo sono felici di fermarsi a fare due chiacchiere, preparare un buon caffè, offrire della mentuccia da mettere nella borraccia e anche preparare qualche interessante piatto per riempire la pancia provata dai chilometri. Il tutto per puro spirito di accoglienza per i viandanti ciclisti. L’associazione Radici in movimento è composta da circa 25 persone, accomunate da ideali di vita come l’importanza dell’ambiente e delle relazioni, e anche dall’amore per la natura. C’è chi predilige i sentieri di montagna e chi gli antichi percorsi dei pellegrini, chi adora il mare e chi preferisce i ghiacciai, chi ama la bici da corsa, chi la mtb e ancora chi si diverte con la Gravel. Ma tutti i volontari sanno però bene che dopo ore di bicicletta o camminata si inizia a sognare un posto nel quale riposarsi e riprendere le forze o per ripararsi da un temporale estivo, dal sole cocente o dal freddo artico. Un posto dove sentirsi a casa e ricaricare le batterie, non solo quelle del fisico, ma anche quelle dell’anima. Il ciclorifugio nasce proprio per questo, dalla convinzione che “i piccoli atti di persone normali possano incidere nelle relazioni quotidiane tanto quanto negli stili di vita comunitari”.

 

Piero Magnabosco

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