Progetto finanziato dall'Unione Europea
8 Luglio 2024

Scalo Sogni in sella alla gravel

Quattro chiacchiere con Ettore Campana, che fa convergere bici e sci alpinismo per i bambini malati di tumore.

Gravel Magazine permette di conoscere storie incredibili, fatte di passione, forza d’animo e bisogno di mettersi in gioco. Quando chiamo Ettore per quest’intervista, lui è appena rientrato da un “piccolo viaggetto in Sardegna”, un bikepacking lungo tutta la costa orientale dell’isola, che ha allegramente definito “puro relax”. Già da questo primo scambio di battute, capisco di star parlando con uno tosto. Uno che ha intrapreso dei viaggi titanici, riuscendo a non perdere neanche un briciolo di umiltà.

Ciao Ettore, che piacere. Puoi presentarti agli amici di Gravel Magazine?

Piacere mio, grazie per avermi invitato. Vengo da Brescia, ho trent’anni, ma è ormai da dieci che ho lasciato la terra natia per viaggiare. Sono partito un po’ allo sbaraglio, prima in Irlanda, poi in Oceania, tra Nuova Zelanda, Australia e Isole Cook, come working holiday dove mi sono inventato pizzaiolo. Lavoro che attualmente faccio in modo stagionale, che posso fare in tutto il mondo e che, almeno per il momento, trova difficilmente crisi. Di me ti posso dire che, come già avrai capito, non sono in grado di stare fermo: il viaggio è un po’ una sorta di rinascita, lo vedo come un regalo straordinario e mi permette di crescere e maturare come persona. È proprio con i viaggi che è nata la passione per la montagna, così come per la bicicletta.

Con la bici come è andata?

Per qualche anno ho vissuto in Canada, dove ad un certo punto mi son trovato ad avere bisogno di un mezzo di trasporto più rapido delle sole gambe. Non avendo i soldi per comprarmi un’auto, ho optato per una bicicletta, vecchia e sgangherata, con la quale, però, ho stretto un legame profondo. Sempre in Canada è nata la sinergia tra bici e montagna (binomio che sta alla base del progetto Scalo Sogni), poiché per raggiungere le cime da scalare arrivavo quanto più su possibile una pedalata dopo l’altra. Dunque, il mio amore per le due ruote, di fatto, nasce da una pura necessità.

Però, poi, qualcos’altro è scattato…

Eh sì, tornato in Europa volevo fare un viaggio 100% bici. Un primo rodaggio è stato dalla Sardegna a Brescia, risalendo gli Appennini. Poi è arrivato il mio primo progetto per una causa sociale: da Brescia a Marrakech per Cycling For Trees. La raccolta fondi è andata meglio di quanto potessi immaginare ed è stata in quell’occasione che ho capito quanto potere potesse avere documentare e comunicare attraverso i social i miei viaggi. Inoltre, dare un risvolto sociale alle mie avventure mi dava un senso di pienezza, mi faceva stare bene.

Il primo seme di Scalo Sogni. Ci racconti in cosa consiste?

Scalo sogni è un progetto-avventura dedicato ai bambini ricoverati presso il reparto di Oncoematologia Pediatrica di Brescia con l’obiettivo di ispirarli a tener duro ed essere forti, nonostante le difficoltà della vita. È un’iniziativa che si compone di tre parti: 

  1. un viaggio di bikepacking e scialpinismo sulle Alpi, avvenuto nella primavera del 2023;
  2. l’attraversamento del Sudafrica in bicicletta (da Cape Town a Maputo) nell’autunno dello stesso anno;
  3. un terzo viaggio sulle montagne del Caucaso, in Georgia.

     

Durante tutte queste avventure, io ero in contatto diretto con le famiglie e i bambini del reparto, che in un certo senso hanno viaggiato con me, grazie a delle bandierine con i loro nomi issate alla bicicletta. Ecco che, anche in questo caso ho riscoperto l’importanza di documentare il viaggio, per tenere aggiornati non solo medici e pazienti, ma anche e soprattutto chi mi seguiva e supportava da casa. Dedicare un progetto ad una causa speciale mi ha fatto scattare la necessità di raccontare, fare foto e video, seppur molto amatoriali.

Sei da poco rientrato dalla Georgia, com’è andata?

Come per le precedenti edizioni ho sempre viaggiato da solo, in piena autonomia e senza mai usufruire di mezzi di trasporto o di risalita, utilizzando per gli spostamenti unicamente la bicicletta sulla quale era fissata l’attrezzatura da scialpinismo con un carico che sfiorava i 50 kg. Sono atterrato nella città di Kutaisi per poi dirigermi a nord verso la regione dello Svaneti dove, nonostante le cattive condizione nevose, sono riuscito a salire le prime vette. Ho poi affrontato il superamento di un passo d’alta quota ancora chiuso per neve e da lì ho proseguito il viaggio dirigendomi verso la regione montuosa del Kazbegi. Qui ho dovuto fare i conti con l’arrivo del maltempo che ha portato piogge e nevicate. Nonostante le grandi incertezze del meteo e le sue avversità, sono riuscito a sfruttare una finestra di bel tempo e salire la cima più ambita del progetto: il Monte Kazbek, con i suoi 5054 metri di altitudine.

Insomma, come bere un bicchier d’acqua 

No, no, di difficoltà ne ho avute parecchie. Lo scarso innevamento del Caucaso ha reso la ricerca della neve difficoltosa ed a volte disperata, per non parlare degli innumerevoli incontri con cani randagi estremamente aggressivi che mi hanno portato a perdere la voce per difendermi. Nei villaggi montani i locals non parlavano inglese e si comunicava solo a gesti. Le strade, una volta abbandonate quelle principali, diventavano sterrate, sabbiose e sassose: una volta sono rimasto bloccato nel fango senza possibilità di spingere la bicicletta. Comunque in questo viaggio non ero mai veramente solo, potevo sempre contare sul supporto tecnico di Gialdini.

A tal proposito, ci presenti la tua compagna di viaggio?

Certamente! Lei è la vera protagonista di questo progetto. I primi due viaggi li ho affrontati in sella di una Specialized AWOL, comprata usata da State of Bike, negozio di Brescia che supporta tutta la parte tecnica delle mie avventure. Scalo Sogni-Caucaso, invece, mi ha permesso di conoscere la mia Ritchey Outback, una gravel stabile, ma leggera e maneggevole. L’ho battezzata con il nome di Shenron, il drago di Dragon Ball, in onore della morte del fumettista Akira Toriyama. È una bici da viaggio, in acciaio, ma con forcella in carbonio che gli dona un assetto più racing. Per quanto riguarda il setup, dovrei studiarlo meglio perché viaggiando molto pesante mi sono trovato in situazioni di shimming del manubrio, dove la bici era in affanno. Solitamente viaggio con borsa manubrio, borsa telaio centrale, borsetta portaoggetti nel tubo superiore, cage alle forcelle ed un portapacchi per sorreggere lo zaino da alpinismo. In più pedalavo sempre con uno zaino sulle spalle, con i viveri all’interno, perché là non ci sono rifugi.

Unire bikepacking con sci alpinismo non è semplice ed anche rimanendo essenziali, pesi e volumi sono notevoli. Vanno fatte delle valutazioni intelligenti, non si può partire così, alla bell’e meglio.

Che valore ha il fatto di viaggiare in gravel? 

La bicicletta, in generale, è un mezzo accessibile e ecologico, ti permette di godere dello spazio attorno a te, raggiungendo velocemente destinazioni suggestive, come cime o luoghi dove la natura è incontaminata. La gravel permette di vivere tante e svariate esperienze: strade, sterrati, deserto, montagna. Insomma, non ha praticamente limiti.

Prossima avventura?

Beh, quello che ho condotto negli ultimi anni è uno stile di vita che ti porta a una pulsione continua. È innegabile che, pedalando per giorni in solitaria, si ha moltissimo tempo per pensare e ti confesso che idee, progetti ne ho molti in testa. Intanto sto metabolizzando l’ultima esperienza, cercando di farla conoscere a più realtà possibili. Scalo Sogni-Caucaso di fatto è stato un po’ il capitolo finale del mio progetto con il reparto di Oncoematologia Pediatrica di Brescia. La pagina successiva è tutta da scrivere.

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