8 Gennaio 2024

Non è mai tardi per innamorarsi della gravel

L’amore per la bicicletta ha portato Nadia Sgarbossa a importanti traguardi. Così, la storia dell’iridata all'ultimo mondiale gravel (MW 60-64) sprona chiunque, a qualsiasi età, a coltivare i propri passatempi e a farli diventare vere e proprie passioni.

Quanto sono belle le sfide? Danno il via a sensazioni particolari: l’adrenalina, il desiderio di dimostrare di potercela fare e, soprattutto, la carica per intraprendere qualsiasi cosa. Forse, è proprio questo che è mancato a Nadia Sgarbossa, quando, a 12 anni, il padre le mise di fronte una bicicletta: senza alcuna sfida da affrontare, la due ruote rimase lì, ferma, fino a essere rivenduta di lì a poco.
Stacco temporale. Sono passati un po’ di anni e, parlando della sua nuova passione per la bici, dalla bocca del marito di Nadia escono, scherzosamente queste parole: “Secondo me, non riesci a starmi dietro”. Tanto basta per innescare in Nadia quel mix di emozioni che solo una provocazione può suscitare. Ed è proprio questa sprone coniugale ad aver portato Nadia a voler dimostrare il contrario. E, nel riuscirci, oltre a essersi innamorata della bici, ha vinto (anche) l’ultimo mondiale gravel nella categoria MW 60-64.

Ricordi e soddisfazioni

La storia di Nadia ha incasellato successi e traguardi importanti. Tra i più recenti, la ciclista ricorda la vittoria nel 2018 della 24h Feltre, nel 2019 la riconferma della sua posizione e l’imponente regina delle randonnée: la Paris-Brest-Paris, conclusa in 68 ore. Dopo quell’anno, costellato da continui allenamenti e sfide, è scoppiata la pandemia di Covid-19. “Durante il primo lockdown, sulla stradina di fronte a casa mia, ho pedalato 100 km andando da uno stop all’altro: avanti e indietro”. Dopo quegli allenamenti un po’ “fai da te”, Nadia fortunatamente, grazie alla fine delle restrizioni, è riuscita a tornare in sella come voleva: gareggiando. E la ripartenza è stata col botto: Sgarbossa è diventata, infatti, la dodicesima donna a conquistare l’Everesting 8848. Per chi non lo sapesse l’Everesting 8848 è una sfida verticale che si basa su poche regole e tanta forza di volontà. Resa ufficiale nel 2014, questa impresa verte su queste semplici linee guida:

  • è necessario accumulare 8.848 m di ascesa in un unico percorso su qualsiasi collina, picco o montagna;
  • finire la sfida in un solo tentativo;
  • sono ammesse delle pause, ma non dormire.


Nadia è riuscita a concludere questo tour de force ottenendo l’ambito posto nella Hall of Fame di Everesting Italy. La ciclista ha deciso di sfidare se stessa in questa impresa scegliendo come campo di battaglia il Monte Grappa, la sua seconda casa, partendo alle 4.00 e finendo alle 22.30. Ma, anche questa soddisfazione, non le è bastata.

Un viaggio… mondiale 

Da quel lontano 2020, Nadia ha intrapreso altrettante sfide arrivando oggi ad aver collezionato, tra le varie vittorie, anche quella della categoria MW 60-64 degli ultimi mondiali gravel. “È stata un’esperienza unica – racconta –: non avevo mai partecipato a gare così importanti; le avevo sempre viste da esterna, come spettatrice. Stare dentro a questi eventi, trovarsi per strada e sentire le persone che ti incitano è qualcosa di veramente straordinario. Ti arriva un’energia pazzesca e, allo stesso tempo, se ottieni anche risultati, hai una soddisfazione impareggiabile”. Nadia ha sempre fatto tutto da sola, dagli allenamenti all’alimentazione, e ottenere questi traguardi con le proprie forze raddoppia la gratificazione e porta la ciclista ad alzare sempre più l’asticella.

Dalla sfida “in casa” a quella con se stessa

“La provocazione che, tempo fa, mi aveva lanciato mio marito era una cosa leggera, che però effettivamente mi ha dato lo slancio per mettermi in gioco. Adesso la vera sfida è con me stessa: ogni gara o allenamento che preparo è un mantra che mi ricorda il motivo per cui faccio quel che faccio. Io pedalo per me: mi fa stare bene ed è un modo per non lasciarmi andare – spiega Nadia –. La bici è gioia, soprattutto la gravel: andare sulle colline, in mezzo ai campi, è la cosa più bella e più rilassante che possa fare”. Dall’amore immenso per il ciclismo alle imprese che ha compiuto, Nadia ha solamente un rimpianto: non aver iniziato a pedalare prima. Così, alla domanda “Che cosa consiglieresti ai nostri lettori?” lei risponde “Di buttarsi: di andare in bici, di divertirsi, di viaggiare, di esplorare e di provarle tutte, come ho fatto io”. 

Sofia Ballico

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