Progetto finanziato dall'Unione Europea
5 Giugno 2024

Alla ricerca del tesoro della Tuscany Trail

Attraverso colline, pianure (poche) e salite (tante) per scoprire la Toscana e riscoprirsi nell'avventura.

Ci sono molti modi per interpretare la Tuscany Trail. Chi lo fa in modo competitivo misurando i chilometri con il tempo, chi in modalità turistica prendendosi una settimana di tempo per godere di tutte le meraviglie della Toscana, chi mettendo alla prova la propria forza con le salite spaccagambe delle colline e chi per semplice spirito dell’avventura.

Noi siamo tornati indietro nel tempo, abbiamo realizzato il sogno di quando eravamo bambini: bicicletta, sacco a pelo, amici, tenda e una traccia da seguire, alla ricerca del tesoro dei pirati alla fine del percorso.

Ci ha stuzzicato moltissimo l‘idea del giro al contrario rispetto all’anno scorso. Nella passata edizione avevamo preso così tanta pioggia che all’arrivo la nostra gravel era cresciuta in altezza. Quest’anno, le previsioni promettevano un tempo perfetto per gli amici delle due ruote. E così è stato. Altra bella novità la partenza suddivisa in due giorni, così si è evitato l’assalto da far west a bar, ristoranti e fonti d’acqua ed è stato meno difficile trovare luoghi dove dormire e piantare la tenda.

Prima della partenza si passa a prendere il pacco gara, quest’anno mi toccherà in dote un ciliegiolo bello acido, l’emblema della Tuscany che farà spicco impolverato sul sacco anteriore del mio bikepacking per tutti i 470 chilometri oltre a qualche barretta che sarà decisamente utile prima di una delle “enne” salite della Toscana.

Si parte

Via all’alba, si parte con tranquillità e dopo 200 metri stop per la colazione. Cominciamo bene… con la forza del cappuccino e del cornetto ci rimettiamo in marcia. Tutto liscio fino al primo dislivello, lì le ruote cominciano a diventare pesanti e le marce scendono velocemente per tenere il ritmo. Questa volta non ci siamo allenati con i bagagli e il primo giorno la cosa si farà sentire pesantemente. Si arriva alla prima salita, le gambe si sono scaldate ma non ancora a sufficienza, la salita è veramente ripida e l’intelligenza vince sull’orgoglio. Si scende, spaccarsi all’inizio con più di 100 km davanti abbiamo imparato che non è cosa da fare. Spingendo la bici si capisce quanto internazionale sia la Tuscany, si possono sentire imprecazioni in decine di lingue differenti mentre la prima goccia di sudore comincia a scendere sotto il casco. La prima e bike ci supera morbida morbida sulla salita, la osserviamo con un sentimento misto di invidia e fatica pensando a quante salite ci aspettano.

Abbandoniamo il mare, passiamo Castagneto Carducci e l’asfalto ci aiuta nella salita e, dopo il “discesone”, la giornata si presenta tranquilla, senza (quasi) salite particolarmente impegnative. L’attraversata del primo corso d’acqua è l’occasione per scattare qualche foto eroica da mostrare a casa. La vista sulla meravigliosa strada sul mare dopo Follonica meritava tutto il viaggio, e la voglia di un bagnetto ristoratore si fa avanti… ma i chilometri ancora da fare ci sconsigliano.

Per la notte abbiamo deciso di fare da soli, non ci fermiamo a Paganico ma a Montepescali che, come tutti i paesini toscani, è sopra un monte alla fine di una “luuuunga” salita.

We love doccia

Si riparte all’alba e, per riprendere la traccia, decidiamo di tagliare per un bosco dove naturalmente ci perdiamo… Volevamo l’avventura? Eccola che arriva. Dopo un’oretta di giri a vuoto finalmente troviamo un concorrente della Tuscany che ci fa capire che abbiamo ritrovato finalmente la retta via. Obiettivo del giorno: dormire a Buonconvento. Sappiamo che sarà la giornata più dura del Tuscany e Montalcino diventa un miraggio dopo infinite salite. L’unica pioggia del Tuscany ci trova abbracciati ad altri concorrenti in un bar ristorante di Montalcino all’ora di pranzo (sul fuso orario di Madrid). Si riparte con una dose di carboidrati adatto all’uso mentre qualcuno decide, vista l’ora, di tagliare direttamente per Buonconvento. Per fortuna gli ortodossi del gruppo non transigono e si segue pedissequamente la rotta della mappa del tesoro per San Quirico d’Orcia e Bagno Vignoni. Assaggio obbligato di pecorino a Pienza (con scorta per il viaggio) e poi via dritti verso Buonconvento che le tenebre si avvicinano.

La doccia fredda del campo da calcio a 5 dopo le sudate del giorno è un ristoro tanto meraviglioso quanto il senso di cameratismo che si respira e vive all’interno dell’impianto sportivo.

W Volterra

Alla mattina è uno scambio di olio per la catena, brugole per il cambio, consigli per piegare al meglio il sacco a pelo. Pane caldo del forno, pecorino e prosciutto per colazione e si riparte destinazione Volterra. A Siena perdiamo Davide, il cambio nella salita alla città lo lascia a piedi. Cerchiamo disperatamente un meccanico ma è domenica e la concomitanza con l’Eroica ha portato a Montalcino gli ultimi meccanici rimasti. Ci proviamo in tutti i modi aiutati dagli altri concorrenti, ma non c’è niente da fare: la sua avventura finisce alla stazione dei treni di Siena assieme a tanti che non si erano allenati a sufficienza per la Tuscany o che decidono lasciare con qualche danno fisico.

Ripartiamo tristi e ancora incoscienti del fatto che avremmo dovuto affrontare uno dei punti più duri della Tuscany. Il sentiero tra sassi, rovi e alberi è quasi impossibile per chi è equipaggiato come noi. In tanti protestano vivacemente, qualcuno ricorda invece che è un trail e che fa parte del gioco. I due partiti non concordano e Volterra è ancora lontana. Finito il tratto dantesco rientriamo nella meraviglia della Tuscany, paesaggi da togliere il fiato su una strada sterrata in cui incontreremo Felipe, un ragazzo portoghese seduto sul bordo. Ci fermiamo per chiedere se ha bisogno di aiuto e lui placidamente ci invita a guardarci attorno, per lui è il posto più bello del mondo e ha deciso di stendere lì il suo sacco a pelo e godersi quella vista fino all’ultimo raggio di sole. This is Tuscany my friend! La salita di Volterra non finisce mai… finalmente scorgiamo le sue mura illuminate e in testa abbiamo un solo pensiero: cibodocciasonno.

Donoratico e il tesoro dei pirati

Alla mattina un muro crollato della cinta di Volterra blocca la nostra strada, non è un buon presagio per la giornata, ma la discesa da Volterra è qualcosa di magico, la bicicletta vola e il panorama con le prime luci del mattino è un incanto. La velocità media è decisamente alta ed è un buon segno visto che c’è un treno da prendere per tornare a casa, solo due “montagnette” su Komoot tra noi e Donoratico. Nessuno si aspetta però che la prima “montagnetta” sia un calvario tra sassi, salita e stanchezza accumulata nei giorni. Dopo quattro giorni cominciamo a capire alcune affermazioni in lingue straniere, il senso va tutto nella stessa direzione. Sulla sommità la nostra media oraria si è drammaticamente inchiodata… adesso bisogna viaggiare veloci, una semplice foratura potrebbe esser fatale per il nostro treno. La strada scorre veloce sotto i nostri pneumatici e il peso che avvertivamo il primo giorno oramai non c’è più. Ad ogni edizione si impara sempre qualcosa di nuovo su sé stessi, sull’importanza dell’alimentazione, sulla gestione della fatica, su come affrontare sterrati e imprevisti. All’improvviso là in fondo il mare con il suo profumo inconfondibile, l’ultimo tratto è una passeggiata piacevolissima tra spiagge e cantine produttrici dei super Tuscany. All’arrivo un po’ di emozione che non guasta mai, qualche foto di rito per far capire a casa che l’abbiamo fatta veramente e ingaggiare una lotta furiosa con il “qr code” dei finisher prima di una meritatissima birra: il tesoro giallo oro dei pirati. Abbiamo anche il tempo di una doccia prima di prendere il treno, i nostri futuri compagni di viaggio non lo sanno ma è stata una fortuna per loro. Adesso il paesaggio si muove con noi seduti ben comodi sulle poltrone e non è poi una brutta cosa per una volta. Care salite toscane ci si rivede l’anno prossimo.

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