Gravel è sinonimo di scoperta, avventura e di riconoscenza verso il territorio. Proprio da questi sentimenti trova origine “Inchino al Friuli”, evento giunto quest’anno alla sua terza edizione, conclusasi domenica scorsa. «Siamo contentissimi di com’è andata, abbiamo avuto una risposta molto positiva da parte dei partecipanti – racconta a Gravel Magazine l’organizzatore, Stefano Ferigo –. Ai ciclisti che hanno partecipato alla nostra manifestazione interessava relativamente la prestazione sportiva ed erano più attratti dal godersi il nostro territorio, le attività, l’amicizia e la condivisione. Siamo riusciti a dare a tutti l’accoglienza che meritavano». Inchino al Friuli ha offerto un menù di percorsi con due portate: una “immersiva” che non cambia mai, e un’altra, invece, che a ogni edizione si rinnova. Il sapore che accomuna questi due tracciati è quello della scoperta delle bellezze che avvolgono il territorio friulano.
Riconoscenza e valorizzazione: le radici dell’inchino
Roberto Benigni parlando di felicità diceva che ogni tanto bisogna ricordarsi di fare un inchino al mondo, inginocchiarsi davanti all’esistenza. Ed è proprio da questo segno di riconoscenza per la propria terra che nel 2020 Stefano decide di ideare il progetto “Inchino al Friuli”. «Volevo fare una pedalata lungo il mio Friuli per valorizzare il territorio che mi circondava – spiega Ferigo –. Così ho creato una traccia lunga 800 km con 10.000 metri di dislivello su strada. Il mio obiettivo, però, era quello di coinvolgere diverse attività e realtà all’interno della Regione dove magari avrei potuto fermarmi a fare una tappa o che mi avrebbero supportato in qualche maniera. La mia idea era chiara: volevo valorizzare il territorio, non fare un’impresa sportiva. E così è stato: ho portato a termine il tracciato in circa 48 ore».
Da quel momento Stefano con il supporto dell’associazione sportiva Capodivento di Artegna, suo paese d’origine, crea l’evento “Inchino al Friuli”. Nel 2022 c’è stata la prima e vera edizione con due percorsi: “Immersion”, lungo 600 km che portava i ciclisti dalla montagna al mare e il “4 places”, itinerario più corto con 300 km che aveva lo scopo di collegare le quattro grandi piazze delle quattro province friulane.
«Da questa prima edizione abbiamo deciso di cercare e di trovare una formula nostra per non fossilizzarci su un percorso unico che si sarebbe ripetuto ogni anno – spiega Stefano –. Abbiamo creato, così, un pacchetto in cui noi per quattro anni avremmo dovuto tenere ogni anno il percorso “Immersion” più o meno uguale, ma cambiare a ogni edizione il tracciato più corto spostandolo in diverse zone della Regione».
Un’immersione divina
L’impegno del pacchetto dei quattro anni è iniziato lo scorso anno quando la traccia più corta, chiamata il “Borghesano” ha attraversato i borghi friulani più belli. Quest’anno il Borghesano ha lasciato spazio al Divino con salite più ripide e corte, meno panoramiche ma con più scorci sui vitigni. Invariato, invece, il percorso più lungo: un’occasione non solo per immergersi nel territorio friulano, ma anche dentro se stessi. «I percorsi sono tecnicamente alla portata di tutti, non vogliamo inserire parti tecniche, soprattutto in discesa – aggiunge Stefano –. Ogni traccia è suddivisa in 4 o 5 tappe dove i nostri iscritti scansionano il loro qr code certificando il passaggio in una determinata attività». La partenza e l’arrivo erano fissati ad Artegna, dove tutto è nato.
- Immersion: 600 km con 5900 m di dislivello, come suggerisce il nome, è stata un’immersione totale nel territorio del Friuli. Le ruote delle gravel hanno incontrato prima la montagna e, poi, il mare. «I partecipanti si sono immersi nel silenzio delle cime. Sono partiti il venerdì sera e hanno fatto questo primo tratto, la salita della Val Dogna, avvolti nella notte, in pace con se stessi. Poi sono scesi nella parte balneare del Friuli: Grado, Trieste e Marano Lagunare. Infine, sono risaliti sui colli incontrando tutta la parte dei vigneti».
- Divino: 210 km con 2500 m di dislivello, la novità di questa terza edizione ha portato con sé un’unica parola chiave. accoglienza. I punti più belli e apprezzati sono stati Gorizia, la città di confine tra Italia e Slovenia, che sarà la capitale della cultura europea nel 2025. Poi tutta la parte dei colli orientali, con la salita a Castelmonte (arrivo della 19esima tappa del Giro d’Italia 2022) dove la vista dà sia sul versante sloveno sia su quello italiano.
Gli organizzatori sono già al lavoro per preparare la prossima edizione. Chissà quale parte del Friuli le nostre gravel avranno la possibilità di scoprire nel 2025…
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