27 Febbraio 2023

Bikepacking: origini, borse e filosofia

Affrontare i percorsi più impervi e selvaggi, senza dover più fare i conti con bagagli ingombranti.

Quella rappresentata dal bikepacking è una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda i viaggi in bicicletta. Grazie all’eliminazione del vecchio assetto con il portapacchi e le borse laterali, questa nuova disposizione ha aperto la strada a una nuova concezione di avventura su due ruote, che trova nella Gravel la struttura ideale per la sua applicazione. Per saperne di più a riguardo, siamo andati a fare una chiacchierata con Michele Zanchin di Nordcruz, azienda torinese che produce materiale da bikepacking.

Nato per la mountain bike, ma ideale per la Gravel

Come scritto in apertura, la novità del bikepacking è rappresentata dall’eliminazione del portapacchi e delle borse laterali, che possono costituire un problema per l’equilibrio del ciclista. Per venire incontro alle esigenze di stabilità di chi doveva intraprendere percorsi più impegnativi, si è deciso di puntare su un assetto decisamente più snello, con le borse che vanno ad agganciarsi direttamente sulla bicicletta. «Il bikepacking si sviluppa intorno alla logica del carico del peso sull’asse – spiega Michele Zanchin –, che è in grado di offrire molta più stabilità. Si tratta di una novità introdotta alla fine degli anni Ottanta, come risposta alla necessità di avere più equilibrio nell’affrontare tratti sconnessi in mountain bike. Le mountain bike di allora erano, però, diverse da quelle attuali, e vantavano delle geometrie molto simili a quelle delle Gravel di oggi. Proprio per questo motivo, il bikepacking si presta molto bene a questo tipo di bicicletta».

Manubrio, sottosella e telaio: i tre tipi di borse

Sostanzialmente, le borse per bikepacking si dividono in tre tipologie, distinte in base alla zona di carico:

«Per quanto mi riguarda – prosegue Michele –, ritengo che le migliori borse siano quelle da telaio, anche se possono comportare alcune seccature, ad esempio nell’estrarre le borracce. L’alternativa più valida per il mondo Gravel è rappresentata dalle borse da forcella, che vanno a posizionarsi sull’asse della ruota e che non fanno sentire il loro peso». Per quanto riguarda la capienza, sommando le volumetrie delle varie borse si può arrivare a ottenere una capacità di carico pari a circa 40 litri. Andando ad applicare delle borse anche sulla forcella si è poi in grado di aggiungere altri 10 litri. Una capacità che non raggiungerà mai quella delle borse laterali, ma qui entra in gioco la “filosofia” del bikepacking.

La “filosofia” del bikepacking

Qualsiasi soluzione di bikepacking, per quanto audace, non potrà mai arrivare a eguagliare in capienza il “vecchio” assetto. Nel tempo, ciò ha portato a una divisione in due distinte filosofie di viaggio. Da un lato c’è il cicloturismo con le classiche borse laterali, che permette un viaggio più rilassato, nel quale non si rinuncia ai comfort del caso. Dall’altro, ecco il ciclista da bikepacking: un tipo di viaggiatore più “snello”, che ben si adatta ai percorsi avventurosi tipici della Gravel, e fa dell’essenzialità il suo punto di forza. «Diciamo che questo tipo di ciclista si rifà a una filosofia di viaggio più Zen – spiega Michele –. È più attento alla preparazione e, di conseguenza, si porta via soltanto lo stretto necessario. Credo che ragionare in partenza su cosa sia essenziale e cosa no, possa rendere il viaggio più gratificante, e ci faccia apprezzare maggiormente le cose che possediamo. È un concetto quasi “francescano”: mi porto via solamente ciò che mi è indispensabile».

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