3 Aprile 2023

Dalla piega belga alla “Cowchipper”: tutto sul manubrio Gravel

Per chi è nuovo nel mondo Gravel o per chi ci è dentro già da un po’, la scelta del manubrio può rimanere un dubbio da risolvere. È bene sapere che “tutto dipende da che gravellista si è”.

Come ci racconta l’esperto Emanuele Bellinazzi, la scelta del pezzo frontale è democratica. Come d’altronde democratico è tutto ciò che riguarda la Gravel. Nel mix tra bici da corsa e MTB, non c’è un modello standard a cui fare affidamento. Ci sono comunque dei parametri da seguire che possono aiutare nella scelta.

Le nuove misure oltre manubri da corsa e MTB

A fare la differenza maggiore tra i due mondi della corsa e della Gravel è il flare. Ovvero l’angolo delle estremità inferiori del manubrio. Nelle bici da corsa si avvicina allo 0°, mentre nella Gravel l’apertura varia. L’aumento dell’ampiezza conferisce una presa più comoda e stabile, “oltre a consentire un’apertura più ampia della cassa toracica”, ci spiega Emanuele Bellinazzi. Questa diversità sottolinea anche le distinte finalità dei due mondi. Nel primo caso si punta sull’aerodinamicità, nel secondo sul comfort. È un fattore influente soprattutto per i “randagi”, come li definisce lo specialista, ovvero “gli esploratori che usano la Gravel come l’unico mezzo per spostarsi in giro per il mondo e percorrono lunghi percorsi”. La comodità è garantita anche dalle quattro possibili prese: sulla parte orizzontale, sulle curvature, sulle leve e centrale. Aspetto che si differenzia dal classico manubrio flat della MTB con solo due opzioni di appoggio. 

La scelta delle pieghe

Per coloro che provengono dalla corsa, avvicinarsi al mondo Gravel potrebbe richiedere del tempo e dei passaggi intermedi. Uno di questi può essere l’acquisto di un manubrio Gravel con piega da corsa, restando vicini alle classiche misurazioni di quello standard. L’ideale per coloro che, nonostante il cambiamento, prediligono ancora la strada agli sterrati. Se invece i tratti bianchi iniziano a far parte dei percorsi, ma comunque l’asfalto ricopre ancora molti km, la piega più adatta è quella “Cowbell”. Nella quale, a differenza della prima, si aggiungono 12° di ampiezza e di conseguenza un aumento del controllo della bici sugli sterrati. Con un’apertura di 24° e l’appoggio esterno, la piega “Cow Chipper” è la soluzione per i gravellisti che vogliono maggiore comodità e stabilità per lunghi percorsi in tutti i tipi di superficie.

La scelta dei materiali

Nella ricerca di quello che sarà l’appoggio delle mani, si dovranno tenere in considerazione diversi fattori. Il materiale del manubrio è uno tra questi. Ci sono diverse possibilità. L’acciaio e l’alluminio si caratterizzano per la robustezza, che però nel primo caso, a differenza del secondo, è associata anche ad un peso superiore. Si può optare anche per il carbonio, leggero e rigido, che consente un maggiore assorbimento delle vibrazioni. Allo stesso tempo, la praticità dei primi due materiali permette maggiore sicurezza per i gravellisti che vogliono affrontare alti chilometraggi. “L’acciaio e l’alluminio sono ideali per coloro che devono affrontare lunghi tragitti nei quali, se qualcosa dovesse andare storto, il manubrio può essere riparato in più occasioni”, sottolinea Emanuele Bellinazzi.

La scelta delle misure

Un ulteriore parametro, spesso sottovalutato, al quale bisogna dare importanza è la larghezza. Viene misurata da asse a asse, ad eccezione di alcune marche che partono dai coprileve. Nel momento della scelta e se si è alle prime armi, è importante avvicinarsi il più possibile al valore dell’apertura delle proprie spalle, così da evitare posizioni scorrette che potrebbero provocare dolori alle spalle, braccia e schiena. Se invece si conosce già da un po’ la Gravel, si può spaziare maggiormente tra le diverse larghezze. 

Sofia Ballico

Collabora con noi

Se sei appassionato di Gravel, non perderti l’occasione di condividere con noi le tue esperienze e i tuoi consigli. Inizia a scrivere per Gravel Magazine, compila il modulo qui a fianco per maggiori informazioni.