9 Settembre 2024

Gravel e agonismo: ne parliamo con Samuele Zoccarato, due volte campione italiano

In attesa degli Europei, in programma per il prossimo mese, apriamo un dibattito su un tema decisamente divisivo: Gravel e agonismo possono davvero convivere?

È ufficiale, l’Altopiano di Asiago (Vicenza) il 13 ottobre ospiterà gli UEC Gravel European Championships. Competizione, quella da poco annunciata, che si inserisce nel calendario sempre più fitto di eventi dedicati al Gravel agonistico. Il binomio gravel bike/gara ha da sempre alzato non poche contestazioni, principalmente sostenute dalla concezione del Gravel come una forma di ciclismo libero, per riconnettersi con la natura e per vivere esperienze, più che per correre o competere.

Come già accaduto durante alcune delle nostre precedenti interviste, ad esempio con Mattia de Marchi, abbiamo voluto parlarne direttamente con un campione, Samuele Zoccarato. Originario di San Giorgio delle Pertiche, paese in provincia di Padova, classe 1998, Samuele è un ciclista su strada che attualmente corre per il team VF Group-Bardiani CSF-Faizanè . Parallelamente, però, sfreccia sulla ghiaia e le strade bianche con la sua gravel De Rosa, confermandosi, lo scorso giugno, campione italiano.

Ciao Samuele, che piacere. Ci racconti chi sei e come ti sei avvicinato alla bicicletta?

Ciao, Alice, e un saluto a tutti i lettori e le lettrici di Gravel Magazine. Dunque, ho iniziato a praticare il ciclismo un po’ per gioco. Andavo a vedere mia sorella che pedalava e la sua squadra, vedendomi appassionato, mi ha fornito una bici. Avrò avuto più o meno cinque anni. Da lì ho iniziato a girovagare con i ragazzi più grandi di me, poi la cosa è diventata via via sempre più competitiva. Inizialmente, però, non è mai stata la mia attività centrale. Lo facevo come hobby e, nel frattempo, mi sono laureato in Ingegneria meccatronica. Terminato il mio percorso di studi, mi sono trovato davanti al fatidico bivio: vado a lavorare nel settore o investo tutto e mi butto nel ciclismo? Ho iniziato a pedalare da professionista con squadre dell’Under 23, dapprima il Cyberteam Breganze, poi General Store, poi all’estero con una continental Svizzera. Poi, ancora, Ballan e Bardiani. Ormai sono quattro anni che pedalo nel circuito professionistico.

Quest’anno, però, oltre ai risultati su strada, ti sei riconfermato campione italiano di Gravel. Cosa spinge uno stradista ad approcciarsi al Gravel?

Il motivo fondamentale che mi spinge e mi ha sempre spinto ad andare in bici è il divertimento. Impennate, acrobazie e avventure sono sempre state parte della mia vita. Quando sono entrato nella categoria Under e ho iniziato a guadagnare qualche soldino, ho preso diverse MTB per andare in giro, appunto, a fare qualche bella discesa. Addirittura in ritiro in altura, dopo aver indossato le protezioni, compravo lo ski pass per la salita e, poi, scendevo con la bici.

Nel frattempo il Gravel diventava sempre più insistente nella mia vita, così mi sono chiesto: «Perché non provare». Anche perché lo spirito è proprio quello che piaceva a me: spegnere il cervello, lasciarsi trasportare dall’adrenalina e rompere la monotonia della strada. Ho iniziato nel 2021, proprio l’anno della Serenissima Gravel. Così, abitando a Valeggio sul Mincio, decisamente un posto poco MTB, ho venduto quest’ultima e, con l’occasione, ho comprato una gravel settata per il fuoristrada, dunque con tanto di telescopico e copertone da 45-50. Mi piace pedalare su percorsi impegnativi, piuttosto che sulla classica strada bianca.

E sei finito per vincere non uno, bensì due campionati (l’altro nel 2022). Com’è il percorso delle competizioni Gravel?

L’ultimo campionato italiano aveva qualche tratto tecnico che avevo un po’ sottovalutato, devo ammetterlo. La maggior parte del percorso, però, è abbastanza semplice, senza grossi single track, quindi fattibilissimo. Bisogna fare attenzione ai tratti sconnessi, certo, ma nulla di estremo.

Gravel e bici da strada: quali sono le differenze e quali le analogie sul lato tecnico, di preparazione e di esperienza agonistica a 360°?

In verità, io uso la gravel per fare le giornate di scarico, per rilassare la mente (non tanto le gambe, perché bisogna spingere comunque). A mio parere, per uno stradista, allenarsi su una gravel è un po’ complicato perché non c’è mai quella continuità che ti serve durante un allenamento su strada, dove non smetti praticamente mai di pedalare. Al contrario, sulla gravel devi essere un po’ più esplosivo: trovi uno strappo duro in cui devi dare tutto e poi, magari subito dopo, prendi una strada bianca in cui non devi quasi mai pedalare. Ecco perché io uso questa bici con una funzione propedeutica, potremmo dire, perché posso pedalare fuori dal traffico e ciò mi permette di focalizzarmi su di me e sul mio respiro. Così come mi consente di ascoltare i muscoli.

In molti, soprattutto ex pro, contestano la decisione di organizzare delle competizioni Gravel. Qual è la tua posizione?

Mi trovi d’accordo con quello che molti pensano: lo spirito Gravel e la sua filosofia “slow” hanno poco a che vedere con le dinamiche della competizione. Anche se faccio agonismo in gravel, quindi può sembrare un controsenso quello che sto dicendo, trovo che la gravel dovrebbe essere più una bicicletta da cicloturismo, piuttosto che da gara. Tuttavia, pare si stia andando in quella direzione e per me, che vengo dal ciclismo su strada, è divertente e stimolante partecipare anche a questo diverso tipo di eventi. Insomma, lo faccio volentieri, a maggior ragione per il clima che c’è rispetto alle gare su strada. Tutti sono decisamente più rilassati, in linea con la cultura del Gravel. Nelle gare dei pro, non troverai mai un pasta party a fine competizione. Il Gravel, invece, diventa proprio un momento di condivisione, più che di performance e di agonismo. Si gareggia contro altri corridori, certo, ma poi ci si ritrova tutti insieme, si ride e si scherza.


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Quali sono i tuoi prossimi impegni? Hai già degli obiettivi prefissati?

Purtroppo, al momento, sono costretto al riposo: sono caduto durante l’Arctic Race of Norway, ad agosto, rompendomi il capitello radiale e, per questo motivo, non ho potuto partecipare alla Monsterrando tenutasi a fine mese. Sul fronte Gravel, non ho grandi aspettative e non voglio essere il primo a crearle: voglio che rimanga uno svago, qualcosa che mi faccia stare bene, seppur gareggiando. Sono motivato e pedalerò sempre per vincere, ma non andrò a rischiare il tutto per tutto anche perché, al primo posto, viene sempre la bici da strada. La Bardiani, comunque, mi spalleggia e mi dà tutto il suo supporto, ma le priorità sono altre.

Detto ciò, non mancherò assolutamente ai prossimi appuntamenti, perché il Gravel mi piace e riaccende la passione dentro di me.

 

Non ci resta che augurare a Samuele Zoccarato una pronta guarigione. E di non perdere mai lo spirito Gravel!

Credit foto

team vf gruop bardiani CSF faizane

Cyclingshoots – Stefano Colombo

Michele Zanotto

Massimo Fulgenzi

Sprint Cycling Agency

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