Quando pensiamo al mondo gravel ci vengono in mente libertà, voglia di stare in mezzo alla natura, lontani dal caos delle auto, dallo smog, dal traffico che ci assorbe ogni giorno andando al lavoro. Gravel è prendersi il proprio tempo e aver voglia di scoprire nuovi luoghi, di metterci anche in discussione e capire chi siamo davvero e fino a dove possiamo spingerci. Ma gravel vuol dire anche conoscere nuove persone che come noi si stanno mettendo in viaggio. Oggi abbiamo chiesto a Caterina, autrice del blog https://iviaggidicaterina.com/, di raccontarci brevemente come è nato il progetto e cosa l’ha spinta a mettersi in sella.
«Sono una giornalista di quarantuno anni che, dopo anni di lavoro nelle redazioni d’Italia, si è stancata del precariato e ha iniziato a lavorare come freelance e ufficio stampa, avendo così modo di mantenere le mie passioni. Mi sono specializzata infatti nella redazione di articoli di cicloturismo, viaggi ed enogastronomia (sono anche sommelier AIS). Il mio blog è nato nel 2015 perché ogni volta che tornavo da un viaggio tantissime persone mi chiedevano dei suggerimenti. Così ho pensato di raggrupparli per poter condividere consigli e opinioni con tutti».
C’è stato un evento scatenante che ti ha portata ad avvicinarti al mondo della bici come mezzo per viaggiare e farti, dunque, abbracciare questo stile di vita?
«Ho scoperto la bici nel 2017, prima correvo a piedi, infatti nel 2016 ho partecipato alla maratona di Nyc, ma gli effetti collaterali e i traumi della corsa erano tanti. Così mi hanno consigliato la bici: l’ho provata ed è nato un amore, anche perché a differenza della corsa non è solo uno sport, ma un vero e proprio mezzo per viaggiare. Come prima esperienza ho percorso la Vento, ciclovia che collega Venezia a Torino, scoprendo che in bici ci si immerge davvero a 360° nel paesaggio circostante. Poi sono andata in Laos e ho deciso che ogni mio viaggio, da lì in poi, sarebbe stato in bici».
Cosa provi quando viaggi da sola e come gestisci il lato pratico della bici?
«Libertà. Mi vivo il mio tempo e il mio presente al massimo dell’emozione, andando dove voglio, fermandomi quando voglio, con il ritmo che voglio, con animo esploratore verso tutto ciò che mi circonda e facendomi stupire dalla natura e dalle persone che incontro. Il lato pratico della bici non richiede molto: basta essere allenati per non subire la stanchezza, ma viverla come aspetto ancora più emozionante e sapere due cose di base. Per il resto, negozi e punti dove risolvere qualsiasi problema meccanico, appassionati, persone che ti aiutano ci sono in tutto il mondo».
Hai mai avuto difficoltà durante i tuoi viaggi, dovuta a mentalità restrittive di alcuni Paesi?
«No, perché in bici ho scelto di andare in Paesi in cui sapevo che non avrei trovato una cultura maschilista: Giappone, Asia buddista, America, Europa, Paesi Balcanici. In tutte le mie esperienze mi hanno sempre accolto con affetto e apertura mentale. Onestamente, non me la sentirei di viaggiare da sola in un paese musulmano, ad esempio. Ma magari mi sbaglio e prima o poi lo farò scoprendo qualcosa di diverso… Penso che sia fondamentale il modo i cui ci si pone verso una cultura e se la si conosce e la si rispetta raramente non si viene rispettati».
Qual è stata l’esperienza più bella che ti porti nel cuore e quella invece che ti ha messa a dura prova?
«L’esperienza più bella… è difficile sceglierla. Ci sono tanti momenti meravigliosi che si vivono durante un viaggio, piccoli o grandi. Di sicuro il mio ultimo viaggio in Giappone mi ha dato molto dal punto di vista filosofico e introspettivo. L’esperienza che più mi ha messa alla prova è stato un viaggio in Slovenia dove per tre giorni ha piovuto a dirotto e non ero adeguatamente attrezzata contro la pioggia: è stata un’utilissima lezione e ora non mi faccio più cogliere alla sprovvista».
Hai consigli da dare ad altre donne che, come te, avrebbero il desiderio di mettersi in viaggio ma sono frenate dalla paura?
«Capisco la paura, anch’io sono piena di timori prima di partire. Ma la paura passa nel momento stesso in cui si inizia a pedalare e si vive il presente dell’avventura, perché è solo nella nostra testa. Non c’è nulla di veramente pericoloso nel viaggiare da soli, al massimo si può andare incontro a qualche imprevisto che comunque si risolve. E se non si risolve si può sempre tornare a casa. Quindi non ci sono cose realmente pericolose. L’unico consiglio che do è di informarsi bene sulla cultura, la legislazione del territorio e sul percorso da fare, in modo da evitare di improvvisare sbagliando approccio con i locali, infrangere leggi o sbagliare equipaggiamento.
Per il resto, come posso farlo io, possono farlo tutte».