Progetto finanziato dall'Unione Europea
13 Maggio 2024

Il tempo delle cose belle

Intervista ad Alessandro Ponti: il gravel con gli occhi di chi lo vive e lo sa raccontare.
Alessandro Ponti copertina

Chi sceglie una gravel sa che ci sarà un tempo tutto suo per godere il mondo intorno a sé. Abbiamo voluto chiedere ad Alessandro Ponti, un giovane filmmaker che vive in Lombardia, come si è avvicinato a questo mondo e come mai lo ha prediletto, fra tutti gli altri sport.

«Lavoro nell’ambito dei video da circa quindici anni, e poco dopo aver iniziato mi sono appassionato al mondo dei viaggi in bici e delle Mtb. Trovarsi ad essere immersi nella natura praticando quel tipo di sport mi sembrava il connubio perfetto. Provavo le stesse sensazioni quando facevo escursioni in montagna, ma con la bici c’è una velocità, data dalle due ruote, a mio avviso più “giusta” per poter vedere quante più cose possibili in un tempo minore, eventualmente fermandosi per assaporarle meglio. 

Andando in bici da appassionato, seguivo siti che parlavano di bikepacking, Mtb e gravel, fra cui the Radavist. C’è una sezione dedicata ai documentari e ai video che parlano di quel mondo. Fra quei video alcuni erano realizzati in Italia, così ho contattato le case di produzione che si erano occupate della realizzazione, ho mandato il mio portfolio e successivamente ho iniziato a collaborare con loro. 

Unire due cose che mi piace fare mi ha fatto sentire finalmente al posto giusto».

Com’è vivere il mondo gravel da dietro l’obiettivo e immortalare le emozioni che vedi vivere dagli altri?

«Vedere alcuni atleti correre o partecipare ad avventure incredibili è un bel mix di emozioni. In particolare nelle gare Ultra, dove non solo il fisico, ma anche la mente viene messa a dura prova. É interessante vedere l’approccio differente di ogni atleta, in base all’esperienza che ha e le caratteristiche fisiche. Il loro cambiamento emotivo durante le gare lunghe è incredibile, e il fisico non è da meno. La cosa bella è provare a raccontare con le immagini questo tipo di cose, senza essere per forza concentrati sul risultato finale. Raccontare il viaggio personale di ognuno ed esaltarlo ancor prima dei numeri, credo sia la cosa più importante».

Abbiamo notato che il tuo sguardo è sempre molto umano nelle riprese, divertente, spensierato. Comunichi sempre un’emozione. È qualcosa che pensi possa essere correlato con lo spirito che assume chi pratica gravel?

«Penso che sia sicuramente condizionato da questo mondo tutto nuovo, dove lo spirito è molto differente rispetto a quello che si può trovare alle Granfondo. C’è sicuramente competizione, ma l’approccio dei più è molto distante da quello che si è abituati a vedere su alcune gare stradistiche. Ho poi avuto la fortuna di lavorare molto con il collettivo Enough Cycling, dove le persone che lo compongono sono molto affini al mio carattere e la visione di questo mondo è condivisa».

Sappiamo che a tua volta hai iniziato ad andare in bici con un team di veri esperti. Come è stato iniziare a pedalare subito con chi ha così tanta esperienza?

«Con il team di Enough pedalo nelle ride, o agli eventi dove tutti possono partecipare e condividere questa passione. Non riuscirei mai a stare al loro passo in determinate gare o eventi, perciò cerco di godermi i momenti di condivisione durante queste giornate»

Qual è la cosa che ti ha colpito di più del mondo gravel, tu che puoi vederlo da così tanti punti di vista?

«Tante persone diverse che fanno la stessa cosa. L’ambiente gravel è totalmente eterogeneo, e trovo che sia la cosa più bella. In secondo luogo, i posti che si riescono a raggiungere con questo tipo di bici. La forza di volontà, anche se in sella ad un mezzo imperfetto in tutto, ti porta dove vuoi»

https://www.youtube.com/watch?v=pxu8F0L3zL8&t=1998s

https://vimeo.com/889860586

https://vimeo.com/889864361

https://www.youtube.com/watch?v=9PL8J4oewxk&t=33s

https://www.instagram.com/reel/CzduMZmMGYl/?igsh=cGMyMXhncDFwa3Yw

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