17 Marzo 2023

“In viaggio con… te”: 10.500 km in Gravel per beneficenza

Da Rimini a Capo Nord, per poi tornare a Rimini sempre in sella alla gravel. Un’avventura di 70 giorni con protagonista Manuele Moretti. Lo scopo? Raccogliere fondi e sensibilizzare le persone sui problemi neuropsicologici nei giovani.

Rinascere dalla cenere

Per capire il significato del viaggio che Manuele compirà tra qualche mese, dobbiamo fare qualche passo indietro. A raccontarci l’inizio di questo progetto è Michela, che Manuele definisce la donna più forte per affrontare questo discorso. “Manuele è il mio compagno da 3 anni e mezzo. Erano 6 mesi che ci frequentavamo, quando l’11 gennaio del 2020, un giorno che non potrò mai dimenticare, ricevo alle 14 un messaggio da mio figlio Stefano, che all’epoca aveva 26 anni, in cui mi diceva che mi avrebbe aspettato a casa quella sera”, ci racconta Michela. Alle 18 di quel pomeriggio di gennaio Michela rientra a casa e scopre ciò che nessun genitore vorrebbe mai vedere. Suo figlio aveva deciso di abbandonare questo mondo. “Stefano era lì, ma non era più con noi. Nonostante questo, in ospedale siamo riusciti ad avviare le pratiche per la donazione degli organi”. Questa è stata un’ancora per Michela, una parziale risposta a tutte le domande e dubbi che aveva in testa. “Cercavo un perché a tutto quello che era successo. Donare gli organi di Stefano è stata una mezza risposta alla mia domanda. In tutto questo Manuele è rimasto, non è andato via, mi è rimasto accanto”. Manuele si è dimostrato un pilastro portante per Michela che, nonostante ciò che ha passato, si dimostra una donna forte, una fenice rinata dalle ceneri, che si sta impegnando per aiutare chi, come lei, affronta situazioni inimmaginabili. Ingrediente fondamentale per riuscire ad affrontare questa situazione è stata anche la passione per la bicicletta di Manuele.”Dopo il Covid avevo bisogno di stare un pò da solo per cercare di metabolizzare quello che era successo a casa. Nel 2021, quindi, ho fatto un viaggio di 5 giorni in sella alla mia bicicletta. Sono partito da Rimini, ho attraversato le Marche fino ad arrivare a l’Aquila. Da qui ho raggiunto Roma e sono tornato a Rimini. Per me è stata una valvola di sfogo”, racconta Manuele. Dentro di lui, però, questo non bastava e stava maturando il sentimento di compiere qualcosa di più grande. “Alla fine dell’anno scorso volevo fare un viaggio un po’ più importante e portare parte di Stefano con me – prosegue Manuele –. Decisi, quindi, di partire di nuovo. A giugno da Rimini ho raggiunto Trieste, ho attraversato tutte le Alpi fino a Nizza e poi sono tornato a casa sempre in bicicletta. Un viaggio di 2840 km con 45.000 m di dislivello. L’ho fatto in 20 giorni. Ad ogni montagna o colle che incontravo, mi fermavo e facevo un pensiero a Stefano”. Questo, però, ancora non bastava.

Nuovi sguardi

All’inizio di quest’anno, Manuele si chiede cosa può fare di ancora più grande. Destino vuole che nel suo percorso incontra una persona che aveva affrontato la North Cape 4000,  manifestazione che tutti gli anni parte da Rovereto, Torino o dal Lago di Garda per raggiungere Capo Nord in bicicletta. Per molti questo è il viaggio della vita. “Parlando con questa persona – continua Manuele –, mi sono chiesto, perchè non vado a Capo Nord? Mi sono fatto consigliare il percorso più interessante, quello che ti può lasciare qualcosa dentro. La mia scelta è ricaduta sul percorso dell’edizione del 2018 che parte da Torino. Il problema che si poneva era come tornare una volta raggiunto Capo Nord. Torno in aereo, in treno, mi faccio venire a prendere?”. Manuele a queste domande trova una risposta insolita, che rappresenta perfettamente il senso del suo viaggio: “Io non ho voglia di tornare con i mezzi normali perché lo fanno tutti, io tornerò in bicicletta. La  mia volontà è rendere la mia esperienza unica, facendo al ritorno un’altra strada, diversa da quella fatta durante l’andata”. L’ostacolo più grande che Manuele deve però affrontare per questo viaggio è quello economico: “In media andrò a spendere circa 100 euro al giorno, tra mangiare e traghetti. In totale per questo viaggio spenderò 7000-8000 euro”. Ma è proprio dalle situazioni più complesse che nascono le idee più nobili. “Assieme a Michela abbiamo pensato, dopo quello che c’era successo, di cercare a Rimini qualche associazione che avesse potuto darci una mano a fare una raccolta fondi, a far capire le problematiche sociali che esistono tra i giovani. Come lavoro  faccio l’autista di pullman e principalmente lavoro con bambini tra i 5 e i 10 anni, quindi sia io che Michela siamo molto legati alle tematiche giovanili. Alla fine ci siamo imbattuti nell’Associazione ‘Nuovi Sguardi’ che ci ha aiutato nella stesura del nostro progetto. Nel frattempo, a settembre di quest’anno ho conosciuto l’associazione di ciclisti ‘Spirito Gravel’, che hanno sposato il nostro progetto e ci stanno aiutando ad organizzare il viaggio”.  Inoltre, il negozio Pepperbike mi consegnerà tutto il materiale tecnico che mi ha fornito Trek Italia”

 

Un’impresa unica: 17 nazioni

La partenza di Manuele è prevista per il 4 giugno 2023. Toccherà ben 17 nazioni partendo da Rimini. “La prima tappa sarà Piacenza, La seconda sarà Torino, passando per Milano. Da qui inizieranno un po’ le difficoltà. Dovrò raggiungere Aosta e il passo di San Bernardo. Sconfinerò in Svizzera, attraverserò tutta la Germania fino ad arrivare a Liegi in Belgio. Da qui andrò verso l’Olanda, passando per Bruxelles dato che incontrerò degli amici che mi ospiteranno. Raggiungerò Amsterdam. Da lì andrò in Danimarca fino al traghetto per andare ad Oslo, in Norvegia. Da Oslo raggiungerò la Svezia. La tappa successiva sarà Lofoten che mi porterà direttamente a Capo Nord. Lì ci sarà il mio giro di boa, dove ho prenotato l’ultima notte ‘al caldo’”. Ma non è finita qui. Infatti, come avevamo detto in precedenza, Manuele vuole tornare a casa in sella alla sua Gravel, perciò attraverserà altri luoghi durante il ritorno. “Da Capo Nord scenderò per la Finlandia arrivando ad Helsinki. Da qui vorrei passare per San Pietroburgo, ma ottenere il visto per entrare in Russia oggi non è assolutamente semplice. Successivamente, che io passi o meno per la Russia, andrò in Estonia, Lituania fino alla Polonia. E poi Slovacchia, Slovenia, Ungheria, fino a tornare a Rimini”. Il viaggio dovrebbe durare circa 70 giorni, con una media di 150 km giornalieri. Manuele però vuole terminarlo in 60 giorni. Un’impresa davvero eccezionale quella che Manuele compirà. Ad aiutarlo è anche l’azienda per cui lavora. “Mi concede 3 mesi di ferie per compiere questo viaggio, che comunque mi sto sudando facendo molte ore di straordinari”. Un viaggio davvero impegnativo, per il quale molti si spaventerebbero. La preoccupazione più grande di Manuele è rappresentata dall’area delle isole Lofoten: “Sono un pò spaventato da quello che posso incontrare da lì in sù, dato che ho parlato con il ciclo-viaggiatore Lorenzo Barone e mi ha detto che lassù c’è poca gente, molto vento e tanta pioggia. Quindi farò i miei piani di viaggio anche in base al meteo che troverò. Il primo mese cercherò di fare più chilometri possibili”.

 

Michela ha un piccolo sogno per questo viaggio: “Ci piacerebbe molto se Manuele potesse incontrare nelle varie tappe del suo viaggio dei gruppi di italiani, per parlare, condividere lo scopo del viaggio, sensibilizzare sulle tematiche che ci stanno molto a cuore”. Infatti Manuele avrà un GPS attaccato alla bici che permetterà di controllare il suo viaggio a distanza. Ma non è tutto qui. Questo dispositivo, attraverso una specifica applicazione, permetterà alla gente di seguire costantemente la sua avventura.

Uno scopo nobile e l’importanza di sensibilizzare

Secondo l’Istat, nel 2021 in Italia sono 220 mila i ragazzi tra i 14 e i 19 anni insoddisfatti della propria vita e, allo stesso tempo, in una condizione di scarso benessere psicologico. Con la pandemia la preoccupazione per la salute mentale dei ragazzi è aumentata. I giovani, infatti, sono stati colpiti profondamente dai lockdown e dalle privazioni di vita sociale che questi hanno comportato. “Durante l’organizzazione di questo viaggio, dovevamo decidere a chi destinare i soldi che avremmo raccolto attraverso la raccolta fondi – ci racconta Michela –. Abbiamo scoperto la Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Infermi con i suoi 8 posti letto di ricoveri, 6 dei quali sono dedicati al disagio adolescenziale. Quella di Rimini è una realtà ospedaliera dell’urgenza e non solo, fra le poche in Italia con queste particolarità ed al momento unica in regione per le sue specificità. Risponde alle esigenze di tutta l’Azienda Romagna ed a volte anche di altre aree. Abbiamo conosciuto e parlato con la Responsabile della Struttura Semplice Ospedaliera, che ci ha confermato che il disagio adolescenziale è esploso negli ultimi tre anni, anche nei giovani di età inferiore a 14 anni e che alcune problematiche sono trasversali a tutte le provenienze dei degenti. Ragionando assieme a lei, siamo arrivati alla conclusione che il fine di questa raccolta sarà quello di arrivare a rendere disponibili “pacchetti di supporto psicologico” per le famiglie che si trovano in queste condizioni di difficoltà, sia nel tempo del ricovero, sia nel post-dimissione. A volte il disagio serpeggia da tempo, altre si presenta in modo improvviso, inaspettato e fragoroso. Spesso le famiglie non sono pronte e per i ragazzi, che già sono in difficoltà, risulta complicato accettare l’aiuto”. Nel corso del suo viaggio, Manuele avrà il compito di sensibilizzare le comunità che incontrerà sui problemi che affliggono i ragazzi che, come Stefano, cercano la loro collocazione in questo mondo e faticano a trovarla e di dare forza e speranza alle loro famiglie. Tale sensibilizzazione avverrà anche attraverso la distribuzione di materiale divulgativo in lingua italiana e inglese.

“Cercherò di parlarne il più possibile, perché fondamentalmente è quello che manca – prosegue Manuele –. Parlare per portare alla luce il problema è un gran passo verso la sua risoluzione”.

Dovrebbe essere normale e comprensibile, nella vita, affrontare dei periodi in cui ci sentiamo più soli e insicuri, ma altrettanto consueto dovrebbe essere il parlarne con qualcuno. Purtroppo, però, spesso temiamo solamente di spaventare chi ci ascolta. Dimentichiamo che, dopo essersi aperti e sfogati, sviscerando tutti i nostri dubbi e paure, solitamente ci sentiamo meglio. Parlare è fondamentale per riordinare la nostra mente. Il problema psicologico dei giovani è reale, soprattutto dopo il lockdown, e non possiamo ignorarlo. 

Per ulteriori informazioni sull’iniziativa contattare: inviaggioconte2023@gmail.com

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