18 Ottobre 2024

Alice Maria Arzuffi: un talento poliedrico

Ciclocross, ciclismo su strada e ora anche gravel: l’azzurra Alice Maria Arzuffi continua a stupire in sella alla bicicletta.

“Datemi una bici e al resto ci penso io”. Potrebbe essere questo il motto della giovane campionessa Alice Maria Arzuffi che sta dimostrando il suo talento in tutte le discipline del ciclismo. Nata a Seregno il 19 novembre 1994, Alice è affiliata al gruppo sportivo Fiamme Oro. L’atleta lombarda è specialista del ciclocross: tra il 2013 e il 2016 è stata, infatti, quattro volte campionessa italiana under 23 e nel gennaio 2021 ha vinto per la prima volta il titolo nazionale elite, dopo quattro medaglie d’argento. Ai campionati europei di specialità ha, invece, vinto due medaglie da Under 23, il bronzo nel 2013 e l’argento nel 2015. Poi di nuovo il bronzo, questa volta in Elite, nel 2017. Per quanto riguarda il ciclismo su strada, Arzuffi ha partecipato a diverse edizioni del Giro d’Italia, e quest’anno ha chiuso il Tour de France in 20esima posizione, terza migliore italiana. Ma non è tutto qui. Il 31 agosto ha esordito anche con la nazionale Gravel nella prova Uci World Series Monsterrando, svoltasi a Quattordio, trionfando nella categoria donne Elite. Negli ultimi Europei Gravel di Asiago si è classificata terza, alle spalle di un’altra italiana, Silvia Persico, e della svizzera Sina Frei.

La tua vittoria nella tappa di Quattordio della Monsterrando UCI Gravel World Series ha segnato il tuo debutto nel gravel. 

Sì, la Monsterrando è stata la mia prima gara gravel, ed è stata un’esperienza davvero unica. Non avevo grandi aspettative, perché non avendo mai partecipato a una gara gravel, non sapevo esattamente a cosa stessi andando incontro. Tuttavia, già dopo aver provato il primo tratto del percorso, ho iniziato a farmi un’idea più chiara su come sarebbe stata la gara. È stata una competizione molto dura, anche per via del caldo, ma al contempo una bellissima esperienza. La grande emozione è arrivata quando sono riuscita a vincere, rendendo tutto ancora più speciale. 

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Cosa ti ha spinto a intraprendere questa nuova disciplina e come si differenzia dalle tue esperienze nel ciclocross e su strada?

Ho iniziato con il gravel principalmente per puro divertimento, senza pormi obiettivi particolari. Dopo mesi di allenamento su strada, quando arriva fine agosto e settembre, sento il bisogno di staccare un po’ e immergermi nella natura e nello sterrato. La bellezza del gravel sta proprio nella sua versatilità: ti permette di esplorare percorsi lunghi e variegati, anche al di fuori delle solite strade asfaltate. La decisione di gareggiare è arrivata grazie a Daniele Pontoni (dal 2021 ct della nazionale italiana di ciclismo per le specialità ciclocross e gravel), che mi ha chiamato per chiedermi se volessi partecipare alla tappa della World Series a Quattordio. Ho accettato con entusiasmo, anche perché in quel periodo non avevo gare su strada in programma. Durante quella prima esperienza ho avuto la fortuna di conoscere Mattia De Marchi, e parlando con lui mi sono resa conto di quanto impegno e passione ci siano dietro all’organizzazione di eventi gravel. Spero davvero che questa disciplina continui a crescere e a ricevere l’attenzione che merita.

Quanto ha influito il tuo background nel ciclocross sulle prestazioni nel gravel, soprattutto in termini di gestione del terreno misto?

In questo senso, mi sento particolarmente avvantaggiata. Il ciclocross mi ha insegnato a padroneggiare la bici su terreni tecnici e difficili, mentre il ciclismo su strada mi ha dato la capacità di perfezionare il colpo di pedale e gestire la fatica nelle lunghe distanze. Il gravel, dal mio punto di vista, combina il meglio di entrambi i mondi: la resistenza e l’intensità delle gare su strada con le abilità tecniche necessarie per affrontare percorsi vari e imprevedibili, tipici del ciclocross.

La Monsterrando è stata corsa tra i vigneti e le colline del Monferrato. Qual’è la cosa più speciale del correre in luoghi così suggestivi?

Essere circondata da paesaggi mozzafiato mentre sono in sella è senza dubbio qualcosa di speciale. Tuttavia, durante una gara, la mia attenzione è tutta rivolta alla performance, e non ho molto tempo per godermi ciò che mi circonda. Sono concentrata nel dare il massimo e ottenere i migliori risultati possibili. Alla Monsterrando, però, ho avuto modo di guardarmi attorno un paio di volte, e il panorama era davvero incredibile. Senza dubbio, pedalare in un ambiente naturale così suggestivo è molto più gratificante che farlo tra asfalto e palazzi.

Credi che il gravel possa diventare una disciplina di riferimento nel ciclismo internazionale? 

Sono convinta che nei prossimi anni il gravel crescerà ancora di più, seguendo il trend che abbiamo visto recentemente. Sempre più ciclisti professionisti su strada, al termine della loro carriera, scelgono di dedicarsi all’off road, e questo fenomeno sta contribuendo notevolmente allo sviluppo della disciplina. Questo passaggio non solo porta maggiore visibilità, ma attira anche l’attenzione di nuovi appassionati

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Hai un percorso o un tipo di gara gravel che sogni di affrontare in futuro?

In futuro, mi piacerebbe partecipare ad altre tappe della World Series e magari provare gare più prestigiose, come alcune competizioni negli Stati Uniti. Al momento, però, la mia priorità rimane il ciclismo su strada. Una volta conclusa la mia carriera su strada, penso di dedicare almeno un paio d’anni al gravel, continuando a esplorare questa disciplina che mi sta dando grandi soddisfazioni.

Come vedi lo sviluppo del ciclismo femminile in questa disciplina e quali sono, secondo te, i principali ostacoli che le atlete devono affrontare? 

Durante la mia esperienza a Quattordio, ho notato una netta predominanza di uomini rispetto alle donne, anche se il numero di partecipanti femminili nel gravel sta crescendo rapidamente. Credo, peròm che sia necessaria una distinzione nei percorsi: le gare femminili dovrebbero essere leggermente più corte rispetto a quelle maschili. Ad esempio, se gli uomini competono su distanze di 150 km, è ragionevole che le donne affrontino 120 o 130 km. Posso assicurare che, dopo aver completato 150 km di gara gravel, ho impiegato tre giorni per recuperare completamente le energie spese.

Qual è il tuo sogno nel cassetto oggi? 

Mi piacerebbe vincere un titolo importante, sto lavorando tanto per questo e spero che tutta la passione e l’impegno che ci sto mettendo vengano presto ripagati.

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