Progetto finanziato dall'Unione Europea
14 Giugno 2023

Dino Lanzaretti: beyond the impossible (parte 2)

Affrontare l’impossibile ti mette davanti difficoltà all’apparenza insormontabili: la scelta è solo tua, affrontale e impara. Costruire ciò di cui si è sempre privato: la nuova sfida di Dino Lanzaretti.

Esistenzialismo: confrontarsi con l’angoscia dell’esistenza per creare il proprio significato e valore della vita. Un connubio perfetto con quanto Dino Lanzaretti ci ha raccontato nella prima parte di questa intervista. Partito con lo zaino in spalla, spogliato di ogni sicurezza esistenziale, è andato alla ricerca delle risposte della vita in tutto il mondo. Ha sofferto, ha lottato, ha amato, ma non ha mollato. Dino non ha mai smesso di viaggiare e di immergersi in culture totalmente diverse dalla propria, prima a piedi e poi in sella ad una bicicletta. Nella sua testa rimbombava un unico pensiero: la morte e la paura di non vivere. Per questo motivo ha deciso di provare a dilatare il tempo, alimentandosi delle storie e dei racconti delle persone che incontrava, abbracciando culture lontane e portando il suo fisico oltre l’impossibile.

Panta rhei: la metamorfosi del viaggio

Tra tutti i viaggi che ho fatto non riuscirò mai a sceglierne uno che mi cambiato più degli altri. Credo che l’avventura più importante che vivrò sarà sempre la prossima, quella che verrà dopo. Ho investito tempo e tante emozioni in ogni posto che ho visitato. Non sono i paesaggi che mi sono rimasti impressi, ma il cambiamento che ho avvertito dentro di me ogni volta che tornavo a casa. Noi siamo la somma delle persone che incontriamo nel nostro percorso, il risultato delle loro esperienze, della condivisione di momenti ed emozioni. Mi sono sentito sempre in continuo divenire: terminavo un’esperienza e sapevo già che quella dopo mi avrebbe arricchito ulteriormente. Ma una delle cose più importanti che ho appreso è che il viaggio non ti cambia solamente mentre lo stai facendo, continua a cambiarti anche una volta che finisce e, addirittura, mentre lo pensi e lo stai organizzando. Un continuo scorrere di emozioni che ti travolge dall’inizio alla fine: prima c’è la curiosità di sapere cosa incontrerai, poi arriva il metabolizzare cosa si è vissuto. La potenza incredibile del viaggiare è che si inizia a sognare ancora prima di partire. Sono sempre stato consapevole, poi, che ogni responsabilità dipendeva da me. Essere in sella alla bici, guardarmi intorno e sapere di essere solo, non mi ha mai spaventato. Nessuno poteva sbagliare, nessuno poteva darmi delle regole, c’ero solo io. Il miglior viaggio sarà sempre il prossimo.

 

La mia scelta: affrontare le difficoltà per imparare

In ogni viaggio ho affrontato diverse difficoltà, alcune delle quali spesso mi hanno fatto chiedere chi me lo stesse facendo fare. I momenti bui capitano ogni volta che affronto dei giorni in cui non accade nulla, o non incontro nessuno, perché mi ritrovo in mezzo al deserto. Il sentimento che mi ha sempre spinto ad andare avanti è la consapevolezza che le cose cambiano quando meno te lo aspetti. Sapere di arrivare in un villaggio in cui sicuramente avrei incontrato qualcuno con una storia da raccontare, dava senso anche a due settimane passate sopra la bici immerso nel nulla, solo con me stesso. Ci sono, però, anche difficoltà oggettive che non sono affatto facili da superare con l’attesa. Nel 2017 mi trovavo in Siberia e ogni notte pensavo di morire e non volevo essere lì. Le temperature scendevano drasticamente, non sapevo cosa si potesse trovare al di fuori della mia tenda mentre cercavo di non dormire. Il mio unico scopo era non addormentarmi, la mia testa viaggiava in un flusso di pensieri negativi che sono anche difficili da spiegare. Il pensiero della morte non mi bastava più per tenermi sveglio. Ero arrivato al punto in cui avevo bisogno di qualcosa di ancora più forte. Anche durante il giorno, mentre pedalavo, questi pensieri si formavano pesantemente nella mia testa. Ero immerso nel nulla e se anche avessi bucato una gomma, probabilmente sarei morto lì. Per 20 giorni interi ho avuto queste paure. Ad un certo punto, però, ho capito quali fossero i miei errori e dove stavo sbagliando. Non avevo nozioni, non avevo la giusta preparazione all’inizio: nessuno era mai stato a -60°C in sella ad una bicicletta. Mi sono ripetuto più volte di tenere duro e ho preso consapevolezza del fatto che se non fossi morto avrei imparato sicuramente molto. Ho imparato a gestire i materiali a mia disposizione, a nutrirmi e a dormire. Il risultato è stato essere riuscito a compiere un viaggio di 17.000 km, sopportando temperature disumane. 11 mesi in sella alla mia bicicletta, godendomi il viaggio anche con le sue difficoltà e le mie paure iniziali. Tutto quello che ho fatto, l’ho scelto io. Le difficoltà e le situazioni all’apparenza impossibili da superare, fanno parte delle mie scelte e in quanto tali vanno superate.

 

Costruire una famiglia: la mia prossima nuova avventura

Il mio sogno, oggi, è avere qualcosa che molti danno per scontato ma di cui io per anni mi sono privato viaggiando continuamente: avere una famiglia. Ho sempre avuto voglia di cambiare, di conoscere persone nuove, ma la vita ora mi ha portato ad amare una persona che vive non distante da me. La vita è sorprendentemente assurda a volte, ed è bellissimo così. Anche questo amore è per me un’avventura nuova perché parlo di stabilità e progetti futuri insieme, qualcosa che non ho mai fatto. La considero una cosa rara, qualcosa di unico, la paragono ad essere l’unico uomo ad aver attraversato tutto il Tibet. La stabilità, sognare una famiglia, per me oggi è qualcosa di straordinario. Sto vivendo questo sogno con la stessa intensità con cui ho vissuto tutti gli altri prima. Non è l’entità del tuo scopo che lo rende vivo, ma è la passione che tu ci metti per realizzarlo che fa davvero la differenza.

Riccardo Magagna

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