Progetto finanziato dall'Unione Europea
4 Settembre 2023

In Viaggio con sTe: Manuele e Stefano ce l’hanno fatta!

Manuele Moretti ha compiuto una vera e propria impresa: da Rimini a Capo Nord e viceversa in sella alla sua bicicletta in 56 giorni per raccogliere fondi per il reparto di neuropsichiatria dell’ospedale di Rimini.

Non tutti gli eroi indossano delle maschere: ad alcuni bastano un caschetto e una bici per trasformare la loro passione in qualcosa che può far del bene agli altri. È il caso di Manuele Moretti, di cui avevamo raccontato la storia in un precedente articolo. Manuele, assieme a Michela, sua compagna di vita, stava organizzando un viaggio di 10.500 km per raggiungere Capo Nord e tornare a casa sempre in sella alla sua bicicletta. Lo scopo era sensibilizzare e raccogliere fondi per il reparto di neuropsichiatria infanzia e adolescenza dell’ospedale di Rimini. Ebbene, Manuele ce l’ha fatta: ha compiuto una vera e propria impresa durata 56 giorni. Quello che raccontiamo in questo articolo è il suo viaggio costellato di soddisfazioni ma, anche, di difficoltà. Manuele nel corso del suo racconto ha sempre parlato al plurale perché assieme a lui in questa avventura, c’era Stefano che rappresenta il vero significato del viaggio. Stefano era il figlio della sua compagna, scomparso nel 2020. 

La partenza e le prime difficoltà

L’avventura di Manuele è iniziata il 4 giugno da Rimini. Prima di partire per un viaggio così lungo e incerto, è inevitabile che ci si lasci prendere dalla paura dell’ignoto e non solo. «Prima di partire mi è venuta un pò di tristezza. Sapere di lasciare casa e di rivederla, forse, dopo 60 giorni è stata una bella botta – racconta Manuele –. Però, una volta salito in sella, avevo ben in testa il motivo per cui stavo facendo quel viaggio e sapevo di non essere solo. Sono partito da Rimini dall’Arco di Augusto. La prima tappa è stata Piacenza, dove mi aspettava il mio amico Michele Bianchi. Il giorno successivo siamo andati a Torino. Poi fino al Valico del Gran San Bernardo dove arrivati al Passo del Gran San Bernardo, Michele, come da accordi, è tornato a casa. Da qui è partito il mio viaggio fino a Capo Nord». Svizzera, Francia, Lussemburgo e Olanda sono alcuni dei Paesi che Manuele ha attraversato.. 

La Scandinavia: tra i raggi del sole e altri che saltano

Abituarsi al clima dei diversi Stati non è stato semplice e la prima difficoltà che Manuele ha dovuto affrontare sono state le diverse ore di luce che caratterizzano i Paesi nordici durante l’estate. «In Olanda è iniziato il problema del buio che per un pò non l’ho praticamente più visto, non l’ho visto praticamente per 4 settimane. Il grosso problema è che non sono riuscito a trovare una maschera per gli occhi, l’ho trovata solo dopo due settimane, ma fortunatamente è andata bene ugualmente». Con l’arrivo in Danimarca sono arrivati anche i primi problemi tecnici a cui Manuele era preparato ma che hanno, comunque, creato qualche difficoltà. «In terra danese si sono cominciati a rompere i raggi della ruota posteriore come se fossero dei fogli di carta. Ero attrezzato, perché me ne ero portati via 3 di scorta: il problema è che alla fine del viaggio me ne si sono rotti 5. Al secondo raggio che si è rotto ho, però, deciso di chiamare in Italia per farmi spedire altri 10 raggi per sicurezza, in una città in cui sarei dovuto arrivare dopo 5 giorni. Fortunatamente è andato tutto bene perché appena sono giunto a Mo i rana, in Norvegia, nell’hotel in cui dovevo dormire è arrivato anche il pacco dall’Italia. Ironia della sorte, il giorno seguente si è rotto un altro raggio»

Giunto in Norvegia, Manuele decide di scaricare un pò la sua bicicletta, rispedendo in Italia qualche materiale che sarebbe stato di ingombro come la tenda, il materassino e qualche indumento invernale. «In Scandinavia i tratti più duri sono stati Svezia e Finlandia. ho fatto tratti lunghissimi e interminabili immerso nel nulla. Paesaggi bellissimi, che mi hanno dato tanto. Il problema era procurarsi cibo e acqua». Ed è qui, immerso nei paesaggi scandinavi, che sono arrivate le prime difficoltà a livello psicologico che non sono state semplici da gestire. «Una volta che la testa iniziava a pensare, le gambe facevano molta fatica a pedalare. In quei momenti, come tecnica mia, mi fermavo, ragionavo, mi dicevo che dovevo fare un tot di km per concludere la giornata e che al domani ci avrei pensato successivamente. Cercavo di pensare solo alle cose belle, di lasciare la solitudine e le mancanze di chi era a casa, ad altri giorni. Mi concentravo sugli obiettivi di giornata e basta»

Capo Nord: the Milestone

L’arrivo a Capo Nord è stato per Manuele la consacrazione di un qualcosa che ancora oggi rimane indescrivibile. «Quando sono arrivato a Capo nord, il paesaggio è cambiato ulteriormente, è salita una nebbia fitta ed è diventato ancora più freddo. La soddisfazione di essere arrivato fino a lì dopo un mese in cui io e Stefano eravamo in viaggio è stato molto emozionante. La prima cosa che ho provato è stato stupore perché mai avrei pensato di arrivare fino a lì in bicicletta. Mi sono fatto travolgere dalle emozioni, soprattutto la gioia del perché io mi trovassi lì, la causa che stavo portando avanti. Si fa fatica a spiegarlo a parole»

A Capo Nord c’è stato un incontro con alcuni ragazzi italiani che il giorno dopo avrebbero preso il pullman o l’aereo per tornare a casa, a differenza di Manuele che era solo al giro di boa della sua avventura. «Il ritorno è stato più semplice dell’andata o, meglio, pensavo che andasse peggio. Ad Helsinki ho fatto molta fatica a trovare la strada per arrivare al traghetto perché proprio in quei giorni c’era il presidente americano Biden e la città era blindata. Con Google Maps ho notato che il cimitero era aperto, quindi mi sono intrufolato lì, e passando per le tombe con la mia bicicletta sono riuscito ad arrivare 5 minuti prima che il traghetto per Tallinn partisse”. 

Dalla Lettonia alla Polonia, Manuele compie 260 km perché voleva uscire nel confine tra Russia e Bielorussia e vedere quei posti di guerra non è stato semplice emotivamente parlando. «Mi ha fatto un grande effetto vedere il filo spinato e i camion militari russi, segno del continuo conflitto che c’è in Ucraina». Giunto in Polonia, precisamente a Lublino, Manuele viene raggiunto nuovamente dal suo amico Michele Bianchi con il quale pedala fino a Cracovia, dove Manuele proseguirà poi da solo fino a Lubiana. Qui nuovamente Michele lo ha raggiunto per fare insieme gli ultimi chilometri per tornare a casa. «La presenza di Michele, che ci è venuto incontro durante il viaggio, ci ha dato molta carica, ci ha aiutato tanto e gliel’ho sempre detto»

Il ritorno a casa, ma il viaggio continua

A Ravenna, 50 km prima dell’arrivo a Rimini, a Manuele cominciano a scendere le prime incontenibili lacrime di gioia. Come un eroe che torna da una battaglia vinta, i suoi amici e la sua compagna Michela lo hanno riabbracciato e festeggiato 56 giorni dopo la sua partenza. «Stefano c’era sempre con me, ed è per quello che parlo al plurale. Alcune domande a cui cercavo risposte, questo viaggio me le ha date. Ho capito che se tu hai un obiettivo in testa, la motivazione giusta, niente e nessuno può fermarti nemmeno la stanchezza, tu lo raggiungi». La raccolta fondi del progetto “In Viaggio con sTe” è, a oggi, a poco più di metà dall’obiettivo, ma l’intenzione di Manuele e della sua compagna è quello di continuare ad organizzare eventi di beneficenza e l’anno prossimo aprire una loro onlus. 

Per rimanere aggiornati su questa campagna di solidarietà: In Viaggio con Ste

Riccardo Magagna

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