Randonnée, manifestazioni cicloturistiche, avventure bikepacking: anno dopo anno, gli appuntamenti dedicati al mondo gravel stanno crescendo come funghi lungo tutta la nostra penisola. Nonostante la sua patria natale non sia, come ben sappiamo, l’Italia, la bici gravel continua ad appassionare non solo i cosiddetti “ciclisti della domenica”, ma anche i professionisti provenienti da altre discipline come il ciclismo da strada. Nel 2024, il calendario dedicato a questo nuovo concetto di pedalata è ricchissimo di possibilità per mettersi in gioco in sella alla propria gravel bike. Ricerca di aria più pulita tra le colline o le montagne, alla scoperta di luoghi inesplorati o di scorci inediti, nonché vera e propria forma di turismo innovativo: queste sono solo alcune delle motivazioni del picco d’acquisto della bicicletta “born in the USA”.
Gravel simbolo di libertà: ma è davvero così?
Non c’è alcun dubbio: il gravel è simbolo non solo della ricerca di maggiore libertà, ma anche di un bisogno di rallentare la quotidianità frenetica della città. Poter percorrere strade sterrate senza dover necessariamente sottostare alle regole del Codice della strada, poter fare movimento senza alcun ulteriore costo, sono grandi vantaggi da non dare per scontati al giorno d’oggi. Tuttavia, inebriati dal profumo di indipendenza che caratterizza la filosofia gravel, al momento di iscriversi a qualche manifestazione, spesso ci si trova davanti a un iter più complesso del previsto. L’obiettivo di questo articolo è proprio quello di fare chiarezza sui documenti e i requisiti fondamentali per poter partecipare ai nostri eventi preferiti, senza più sorprese.
Tutto è necessario, nulla è indispensabile: a patto che tu sia assicurato
Dal suo approdo nel belpaese, circa sei anni fa, il gravel è diventato ormai una vera e propria disciplina, normata al pari di qualsiasi altro sport su due ruote attraverso il Regolamento tecnico disciplinare per il settore amatoriale e cicloturistico nazionale, redatto dalla Federazione ciclistica italiana. Si tratta di un vademecum in costante aggiornamento, che definisce le direttive, i principi e le sanzioni per tutti coloro che partecipano ad attività ciclistiche.
Il documento, nella sua versione integrale, è disponibile online per chiunque volesse leggerlo. Per avere un riscontro chiaro e autorevole, abbiamo però contattato Mirko Massignan, di Aics Vicenza. L’Associazione italiana cultura e sport è un ente nazionale di promozione sportiva senza scopo di lucro che, riconosciuta dal Coni, promuove e organizza attività fisico-sportive con finalità ricreative e formative. Perché sottolineare questo importante incarico? Perché dietro a qualsiasi forma di evento ciclistico pubblico, sia esso agonistico o non competitivo, c’è (o meglio, ci dovrebbe essere) un’associazione o una federazione. Ciò comporta, evidenzia Massignan, l’imprescindibilità di una garanzia sui partecipanti al momento dell’iscrizione. La sua importanza deriva da un aspetto fondamentale, quando si parla di sport: la sicurezza.
Da questo presupposto nasce il valore del tesseramento: essere tesserati a un ente, un’associazione o alla federazione ciclistica, conferisce all’individuo una copertura assicurativa sia per infortunio, sia per responsabilità civile verso terzi. Quando si parla di questa tematica, la burocrazia italiana si complica, spesso contraddicendosi e creando non poca confusione. Basti sapere che l’unico requisito a essere assolutamente inderogabile è l’assicurazione. Il tesseramento ad un ente è facoltativo, anche se di per sé utile al partecipante per snellire la pratica assicurativa e fondamentale negli appuntamenti competitivi ai fini di posizionamento in classifica. Un’alternativa, tuttavia, esiste. Spesso chi decide di partecipare sporadicamente ad un evento ciclistico amatoriale, si affida ad una polizza assicurativa H24, a cura dell’organizzatore, che permette di prender parte alla specifica attività anche quando quest’ultima è sotto l’egida di un ente al quale non si è tesserati.
Ad aggiungersi al fattore assicurativo, vi è anche quello fiscale. Il tesseramento dei partecipanti, infatti, è una tutela per gli organizzatori, in quanto il ricavato delle quote d’iscrizione è di tipo istituzionale e non commerciale, dunque in regola con le direttive finanziarie.
Agonistico o amatoriale: la regola del certificato medico
Se, come abbiamo visto, il tesseramento a un ente di promozione sportiva è un requisito facoltativo e dipendente dallo spirito della manifestazione ciclistica, a essere obbligatorio è il certificato di idoneità sportiva.
L’attestato medico deve sempre venire esibito in fase d’iscrizione, ma la sua tipologia varia a seconda dell’evento. Se si tratta di una competizione, dunque con classifica finale e premiazioni, verrà richiesto il certificato di tipo agonistico; diversamente, per social ride, avventure bikepacking o semplici percorsi cicloturistici, sarà sufficiente quello non agonistico. Tuttavia, anche in questo caso, i confini sono sfumati ed è difficile dichiarare questo distinguo come assoluto. L’invito, pertanto, è di controllare bene i regolamenti delle manifestazioni che catturano la nostra attenzione, per capire con anticipo di quali documenti premunirsi.
L’autocertificazione? È carta straccia
Un’ultima, ma non meno importante, informazione che ci lascia Mirko Massignan riguarda qualsiasi tipo di autocertificazione: questa, soprattutto se di tipo medico, non ha alcuna validità e non sostituisce in nessun caso i due attributi sopra menzionati. Copertura assicurativa corretta e certificato medico in corso di validità alla mano, saremo pronti per goderci in totale sicurezza la nostra gravel-avventura.
Alice Tonello