9 Ottobre 2024

Pietro Franzese e la sua missione: ispirare il mondo a colpi di pedale

Da un posto di lavoro fisso ai viaggi a scatto fisso: quattro chiacchiere con uno dei ciclo-influencer più attivi d’Italia.

È possibile nel 2024 vivere senza la comodità di un’auto? La risposta è sì e uno degli esempi di questo è sicuramente Pietro Franzese, una figura carismatica nel mondo del cicloturismo, che si sposta sempre in sella alla sua bici. Prima di dedicarsi completamente alla condivisione della sua passione, lavorava in un’azienda di impianti elettrici. Pietro, che avevamo già conosciuto in alcuni nostri articoli precedenti, ha saputo trasformare la sua passione in un vero e proprio progetto di vita. Con oltre 35mila iscritti su YouTube e più di 44mila followers su Instagram, la sua community cresce ogni giorno, attirata dalla sua genuinità e dal suo stile di vita su due ruote. 

Come è iniziata la tua passione per la bicicletta e come si è evoluta fino a diventare una professione?

Ho iniziato a usare la bici per andare a scuola. All’inizio, era il mezzo perfetto per perdere peso e arrivare più velocemente. Non ho mai posseduto un’auto e ancora oggi mi sposto ovunque in bici. Se il luogo era troppo lontano, prendevo il treno e poi proseguivo in bicicletta. Durante le ferie, ho iniziato a fare veri e propri viaggi in sella, continuando comunque a lavorare. Nel 2021, dopo la pandemia, ho aperto partita Iva e ho lasciato, poco a poco, il mio lavoro in un’azienda di impianti elettrici per dedicarmi completamente a questa passione. Ho iniziato a collaborare con un magazine all’inizio e la mia fortuna è che in Italia ci sono poche persone che fanno video settimanalmente sui viaggi in bicicletta, soprattutto con costanza come la mia. Realizzare video di qualità richiede davvero tanto impegno.

Nel mondo del gravel, cosa credi sia fondamentale per creare una connessione tra il ciclista e l’ambiente che lo circonda?

Il bello del gravel è che si pedala immersi nella natura, lontano dal traffico. Questo attira molti ciclisti perché si riesce a sfruttare ciò che già esiste, come i sentieri naturali, per creare percorsi che non riguardano solo le performance sportive, ma anche il piacere di vivere il contesto ambientale. Il gravel è un modo per godersi la bicicletta in modo più rilassato e autentico.

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Molte delle tue imprese in bici hanno avuto uno scopo benefico, come il viaggio a Capo Nord per il Banco Alimentare. Come riesci a coniugare l’avventura personale con l’impegno sociale?

I viaggi in bicicletta attirano sempre molta attenzione e curiosità perché sono delle sfide toste. La bicicletta mi ha dato tanto e, attraverso queste imprese, voglio restituire qualcosa. Ecco perché, in ogni lungo viaggio, cerco sempre di associare uno scopo benefico o sociale. È un modo per dare un significato ancora più profondo a queste avventure.

Cosa credi attiri così tante persone verso il gravel e come hai visto cambiare questo mondo da quando hai iniziato?

Il gravel è meno legato alla performance pura e più al piacere del pedalare, al vivere il momento e l’ambiente circostante. Si ha la possibilità di entrare in contatto con la natura senza troppa fatica e di stare lontani dal traffico. È accessibile a tutti, dagli atleti più allenati a quelli meno esperti. Negli ultimi tempi, però, ho visto che il gravel sta cambiando: molte persone stanno passando dal ciclismo su strada al gravel, e di conseguenza gli eventi stanno diventando sempre più impegnativi. La mia paura è che si perda il vero spirito del gravel, che dovrebbe rimanere legato al piacere di pedalare e non solo alla competizione.

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Cosa rappresenta per te il concetto di libertà legato al viaggio in bicicletta?

La bicicletta è il mezzo del futuro: non inquina e mantiene in forma. Pedalare alla giusta velocità ti permette di vedere e vivere tutto ciò che ti circonda. Il senso di libertà per me è poter fermarmi dove voglio, andare quasi ovunque e sentirmi accolto dalle persone, soprattutto nei luoghi più sperduti. Viaggiare in bici mi permette di entrare in contatto con culture e tradizioni diverse, un aspetto che amo profondamente.

Hai intrapreso viaggi in bicicletta che richiedono una preparazione fisica e mentale. Come ti prepari per affrontare sfide così impegnative?

Non mi alleno affatto! Il tempo libero che ho lo dedico a montare i video, e comunque non mi piace l’idea di allenarmi per andare veloce. Mi piace andare lontano, ma non correre. L’allenamento lo faccio in viaggio, pedalando ogni giorno. Negli anni ho comunque imparato a scegliere l’equipaggiamento e i rapporti giusti per affrontare ogni tipo di viaggio o imprevisto, e questo ritengo che sia davvero la cosa più importante. 

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Spesso parli del potenziale dell’Italia per il cicloturismo. Quali sono le sfide maggiori che questo tipo di viaggio incontra nel nostro Paese e quali miglioramenti servirebbero?

L’Italia ha tutto: storia, enogastronomia, panorami e strade secondarie ideali per il cicloturismo. Ma c’è un grande ostacolo che è la cultura stradale. Andare in bici in Italia può essere pericoloso, e questo spaventa molte persone che vorrebbero visitare il Paese in bicicletta. È una questione di sicurezza che deve essere migliorata per poter davvero sfruttare il potenziale cicloturistico italiano.

Se dovessi consigliare un viaggio gravel in Italia, quale percorso suggeriresti a chi si avvicina per la prima volta a questa disciplina?

Consiglierei la Toscana, una regione perfetta per il gravel. Un tracciato come l’Eroica attraversa luoghi bellissimi, un po’ impegnativi, ma ricchi di storia, cultura e buon cibo. È un viaggio completo che permette di immergersi nella vera essenza del cicloturismo.

Cosa significa per te condividere le tue esperienze sui social?

Condividere le mie esperienze sui social è diventata una missione. Voglio dimostrare che chiunque può fare viaggi in bicicletta, anche senza allenarsi troppo o concentrarsi sulle performance. È un messaggio per tutte le persone: se posso farlo io, possono farlo anche loro. Certo, tempo e soldi sono sempre un ostacolo, ma il mio obiettivo è ispirare quante più persone possibili a vivere le stesse emozioni.

Qual è stato il momento più difficile che hai affrontato durante un viaggio in bici e come lo hai superato?

Non ricordo nemmeno i momenti difficili! Viaggiare in bicicletta è così bello che ogni difficoltà viene cancellata dalle emozioni positive. Quando succedono episodi più negativi, certo ci rimango male, ma poi proseguo e tutto si risolve con l’esperienza.

Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Vorrei creare una community sempre più forte. Mi piacerebbe vedere, tra qualche anno, l’impatto dei miei video sulle persone. Vorrei continuare a dimostrare che si può vivere una vita quasi interamente in sella alla bicicletta, non solo per fare viaggi, ma anche per spostarsi nella vita di tutti i giorni.

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