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22 Maggio 2024

Ma come ti vesti? Gravel edition

Una nuova pagina del Diario di una neofita, con un pizzico di Enzo Miccio.

Cari amici neofiti e amiche neofite, ebbene sì, è arrivato anche per noi il momento di affrontare un altro dibattuto argomento: come vestirsi per un’uscita gravel azzeccando le temperature e, perché no, risultare addirittura fashion?

Ammettiamolo una volta per tutte, l’abbigliamento per il ciclismo (nelle sue varie declinazioni) è tutto tranne che piacevole a livello estetico. Non parlo, ovviamente, di chi lo pratica, lungi da me, ma se dovessi scegliere uno sportivo, la cui divisa gli doni in termini estetici, non mi verrebbe in mente un/una ciclista.

Pollice in giù per il fondello: tanto brutto, quanto necessario

Ok, se si considera la parte superiore del corpo la sfida è ancora aperta: una t-shirt attillata, se creata intelligentemente, può star bene a tutti. Tuttavia, il pantaloncino imbottito non lascia scampo, e per me è totalmente un “pollice in giù”. Ciononostante, come abbiamo visto in un precedente articolo, il fondello è innegabilmente un capo essenziale e frutto di continue sperimentazioni. Insomma in poche parole, se vogliamo evitare acciacchi, dolori e infortuni, non possiamo farne a meno. Certo è che a venirci incontro potrebbero essere proprio i brand, trovando il modo di catalizzare l’attenzione sul completo (e non sullo pseudo-pannolino che abbiamo appoggiato alla sella) attraverso la scelta delle giuste combinazioni di colori e materiali. Voi direte: “ma chissene frega dell’estetica, tanto pedalando su sassi, erba e fango in ogni caso mi sporco e sudo”. Verissimo, però su questo mi trovo a condividere il motto di Enzo Miccio, conduttore del celebre (e trash) programma tv “Ma come ti vesti?!”: anche l’occhio vuole la sua parte.

Gravel d’inverno…

Sdoganato questo mio (personalissimo) pensiero, passiamo all’aspetto più specialistico in tema abbigliamento, svelando un po’ di consigli che ho raccolto in questi mesi da neofita. Avendo iniziato il percorso nei mesi invernali, il problema principale è stato, oltre al trovare la voglia di uscire di casa per pedalare, non morire di ipotermia (esagerando un po’, tanto ormai avete capito che sono una “drama queen”). Ad occuparsi del mio abbigliamento, assieme alla bici, è stato Cicli Liotto che mi ha fornito un completo tecnico composto da calzamaglia e giacca firmati Nalini. Se avete seguito tutti i precedenti articoli del Diario di una neofita, riconoscerete sicuramente entrambi questi capi:

  • Calzamaglia Classica Lady Tight, un pantalone nero (quindi abbinabile con tutto) skinny e senza bretelle, con fondello anatomico bi-elastico (che grazie a Dio non è eccessivamente visibile).
  • La giacca, customizzata appositamente in occasione dell’Aquila Gravel, sobria e versatile giacché unisce protezione contro vento e acqua e un’ottima traspirabilità.

Per avere maggiori informazioni sui componenti tecnici del completo, vi lascio nelle note a pié i link che riportano al sito di Nalini. Quello che vi posso dire io, da semplice fruitrice, è che in questo caso siamo davanti non solo un completo di qualità (che effettivamente mi ha permesso di non andare mai in ipotermia), ma addirittura bello. Colori, sfumature ed inserti sono in perfetto equilibrio, aspetto che fa vacillare la mia teoria iniziale: forse si può essere alla moda anche indossando abbigliamento da bici.


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…e gravel d’estate

Con la scusa dell’evento del 5 maggio, il mio primo in sella ad una gravel, mi è stato dato anche un completo corto, ideale per sopravvivere al caldo torrido di quel weekend. Anche in questo caso si tratta di un prodotto Nalini, molto vicino ai modelli da bici da strada o Granfondo: decisamente traspirante, comodo e aerodinamico. Peccato solo per le fasce a taglio vivo che mi segnano cosce e braccia, mostrando difetti che sinceramente avrei preferito nascondere. So a cosa state pensando: “bastava prendere una taglia in più”. Vi sbagliate. I completi da ciclismo, sia esso da strada o gravel, devono essere ben aderenti al corpo, poiché se troppo larghi rischiano di spostarsi o far entrare aria. 

Dotato di un fondello traspirante ed antibatterico, il completo è perfetto per lunghi percorsi. Ecco, s’intende anche centinaia di km…al solo pensiero mi scappa una risata: io che trascorro lunghe distanze in sella? Scenario alquanto improbabile, ma ammetto di star apprezzandone la comodità.

Ultima nota riguardante il mio completo estivo: la palette di colori. Distante anni luce dalle sobrie nuances pastello della versione invernale, il completo è caratterizzato da una base in blu elettrico e dettagli in giallo e rosa fluo. Una divisa che sicuramente non passa inosservata e con i giusti accessori abbinati, richiama un’estate sbarazzina e divertente che, al momento, tarda un po’ ad arrivare.

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La tecnica del “vestirsi a cipolla”

Azzeccare l’abbigliamento corretto per le uscite estive, o per i più coraggiosi, durante i mesi invernali, tuttavia, è il minore dei problemi. I dubbi nascono con le mezze stagioni, quando nell’arco della giornata si registrano divari termici anche di 10°. In quel caso (e l’ho testato sulla mia pelle) la soluzione migliore è quella di vestirsi a strati. 

Di fondamentale importanza durante tutto l’anno, la maglia intima tecnica (senza maniche o a maniche lunghe) che regola la temperatura corporea lasciando fuoriuscire il sudore. Questo primo strato traspirante può far davvero la differenza, quindi il consiglio è di acquistare un modello di buona-ottima qualità. Sopra all’intimo, dipendentemente dalla temperatura esterna, si potrà indossare una giacca invernale o una t-shirt corta. 

Sempre in tema di abbigliamento a strati, i gravellisti più scafati utilizzano manicotti e gambali, utilissimi soprattutto per i bikepacking o gli eventi di lunga durata. Al momento io non ho mai provato né i primi né i secondi, perciò lascio a voi opinare sulla loro funzionalità (e ogni consiglio è ben accetto).


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Accessori per il gravel: quella chicca in più che può fare la differenza

“Gli accessori stanno ai vestiti come la cornice al quadro”. Può sembrare una frase tratta dai cartigli di Baci Perugina, eppure contiene un fondo di verità, anche nell’ambito gravel. Scaldacollo, berretto o fascia paraorecchie, così come il giusto paio di calzini, di occhiali o di guanti. Tutto ciò può davvero fare la differenza, soprattutto quando si fanno percorsi che implicano importanti dislivelli. Salite e discese possono rivelarsi un grande nemico anche a causa delle sferzate del vento: potersi riparare le zone più sensibili, come occhi, collo e orecchie, con pochi rapidi gesti (per esempio, sollevando lo scaldacollo) assume un ruolo quasi salvavita. 

Inoltre, come insegnano i grandi nomi della Moda, l’accessorio è una chicca da non sottovalutare: se abbinata alla palette di bici e abbigliamento, può diventare un esclusivo tocco di stile. 

Piccola nota finale, tratta da una storia vera: i guanti, oltre a proteggere dall’aria e dal sole, salvano le mani dalle cadute molteplici, nel mio caso. 

 

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L’iconico stilista e fotografo Karl Lagerfeld diceva: “La moda non riguarda solo gli abiti, ma ogni genere di cambiamento”. E cos’è il Gravel se non un grande cambiamento?

Link utili: 

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